Continua il botta e risposta tra la regista e attrice Sabina Guzzanti e l'ex magistrato antimafia, critico su come il film presentato a Venezia non sia stato in grado di descrivere "in modo obiettivo il duro e proficuo lavoro della Procura di Palermo che ha contribuito a salvare la democrazia italiana dallo sfracello stragista"
Ho letto la “replica” di Sabina Guzzanti sul Fatto di ieri. Anche al netto di alcune inesattezze (non ricordo nessuna “lunga” conversazione telefonica; certamente in punti decisivi la versione offerta dalla clip non è affatto la mia); – anche dato atto del riconoscimento dei “principi per cui Caselli si è sempre battuto” e apprezzato il proposito di S. Guzzanti di muovere nella stessa direzione; – resta comunque il fatto che io ho parlato di “dileggio gratuito” e nessuno che ha visto la clip, credo, può darmi torto. Ovviamente non ho nessuna pretesa di insegnare ad altri il suo mestiere, ci mancherebbe: ma la registrazione degli effetti derivanti da un certo modo di operare è tutt’altra cosa. Aggiungo che il “dileggio gratuito” è incompatibile con una valutazione obiettiva (che non esclude eventuali critiche) del duro e proficuo lavoro della Procura di Palermo che ho diretto, lavoro che nella sostanza ha contribuito a salvare la democrazia italiana dall’incombente sfracello stragista. Quanto infine all’apertura dell’inchiesta di cui S. Guzzanti parla concludendo la sua “replica”, è facile osservare che essa è avvenuta esattamente quando si è riscontrata la sussistenza dei presupposti in fatto e in diritto necessari. Altrimenti, è ovvio, sarebbe stata un abuso. Et de hoc (spero proprio!) satis. Anzi, auguro successo al film di S. Guzzanti, convinto come sono che anche questo profilo le stia a cuore.
Da Il Fatto Quotidiano del 10 settembre 2014