Al Festival di Cannes 2001 voleva “uccidere” Nanni Moretti, ma alla fine desistette e lasciò amorevolmente la Palma d’Oro al regista de La stanza del figlio accontentandosi del premio come miglior regista per Mulholland Drive. Parliamo di David Lynch, 68 anni da Missoula (Montana), che torna in Italia, con la possibilità di rintracciare l’amico Nanni, per rimanerci parecchi giorni di seguito. Dal 28 settembre al 3 ottobre, infatti, il regista americano sarà l’ospite d’onore della decima edizione del Lucca Film Festival. Come Lynch sia finito per sei giorni tra le amorevoli braccia degli organizzatori Nicola Borrelli, Stefano Giorgi, Alessandro De Francesco e Andrea Bernardini non è dato sapere.
L’evento è comunque servito. Il mito solitamente schivo e riservato sarà letteralmente a disposizione degli spettatoti per ogni tipo di curiosità, domanda e selfie. Il programma delle proiezioni prevede Eraserhead – La mente che cancella del 1977; The Elephant Man del 1980; Dune del 1984; Velluto blu (Blue Velvet) del 1986; Cuore selvaggio (Wild at Heart) del 1990; Fuoco cammina con me (Twin Peaks: Fire Walk with Me) del 1992; Strade perdute (Lost Highway) del 1997; Una storia vera (The Straight Story) del 1999; Mulholland Drive del 2001 e Inland Empire del 2006.
“Lynch – spiega il presidente del Lucca Film Festival – ha sviluppato un nuovo stile artistico che lo ha reso un’icona universale della contemporaneità. I film, i videoclip, le fotografie, la pittura, gli spot pubblicitari (e molto altro) si contraddistinguono per il surrealismo, l’onirismo e le suggestioni che estrapolano dalla profondità della mente la bellezza e la sofferenza dell’umanità e delle nostre vite”. Per orientare la sua bussola verso la Toscana Lynch, tra incontri, proiezioni, mostre e passeggiate tra le mura medioevali della città, ha anche inserito un convegno su arte, economia e meditazione. Quest’ultimo è il suo eterno e ultimamente reiterato intimo pallino tanto che lo scorso febbraio planò a Milano per presentare “Scuola senza stress – momento di quiete in classe”, un’iniziativa promossa dalla Provincia di Milano per le scuole con due sedute di meditazione, una ad inizio giornata, l’altra alla fine. Lynch fin dal 2005 ha personalmente investito 400mila euro dollari e promosso una fondazione per veicolare i valori salutari della meditazione che lui sostiene di seguire da 32 anni con almeno un paio di sedute due volte al giorno.
Chiaro che con questi presupposti il Lucca Film festival 2014 diventa l’ennesima edizione imperdibile ed attesa di una kermesse che pur con budget minimali mette a segno sempre un gran colpo. Nel 2013 c’è stata la cinque giorni del regista britannico Peter Greenaway, nel 2008 invece toccò ad uno dei più importanti padri del cinema sperimentale contemporaneo: Jonas Mekas. Poi ancora nel 2010 Abel Ferrara e nel 2012 di Philippe Garrel. I ragazzi terribili del Lucca Film festival, insomma, non demordono e ogni anno provano anche a selezionare firme autoriali di pregio ma momentaneamente offuscate da grandi star che rubano la scena: da Michael Snow all’ungherese Gyorgy Palfi, fino al norvegese Bent Hamer. “Vogliamo proporre un nuovo approccio al cinema fatto di sguardi sempre nuovi che vedono tutto ogni volta come per la prima volta, promuovendo una cultura cinematografica dalla pluralità di sguardi, stili, prospettive”, spiegano dal Festival, “una cultura che non sia soltanto semplice visione tradizionale di un tessuto narrativo, ma esperienza sensoriale ed intellettuale. Affrontando gli apparenti contrasti tra cinema d’essai, sperimentale e mainstream nella più ampia categoria dell’opera d’arte”.