Oltre mille euro tra corredo scolastico, libri e dizionari. È quanto stanno spendendo i genitori italiani per ogni figlio che inizierà l’anno scolastico. Così, il suono della prima campanella di settembre non ha dato l’allarme solo per l’edilizia e la manutenzione degli istituti, ma anche per le già provate tasche delle famiglie. Numeri alla mano, secondo Federconsumatori, si spenderanno mediamente 506,50 euro tra diari e quaderni (+1,4% rispetto al 2013) dove, come sempre, la voce che pesa maggiormente sul budget è quella relativa ai libri. In media per i testi e due dizionari sono necessari 529,5 euro, l’1,6% in più rispetto allo scorso anno. Un calcolo effettuato prendendo in considerazione le diverse classi delle scuole medie inferiori, licei e istituti tecnici con le spese particolarmente elevate per gli alunni delle classi prime. Tanto che uno studente di prima media spenderà solo per i libri 484 euro, mentre uno di prima liceo sborserà 799 euro.
Aumenti che, di anno in anno, hanno portato il montante complessivo a raggiungere cifre insopportabili, soprattutto perché al settimo anno di crisi le strategie messe in atto dagli italiani per arrivare alla quarta settimana del mese – con lo stipendio che si esaurisce già sette giorni prima e il sempre minor potere d’acquisto (-13,4% dal 2008) – sono diventate obsolete. Così, per sbarcare il lunario, le famiglie sono costrette a ricorrere sempre più spesso a prestiti e finanziamenti anche per acquistare tutto l’occorrente per il ritorno dei ragazzi sui banchi di scuola. Un ulteriore indebitamento che viene letto come un grido d’allarme dalle associazioni dei consumatori. Se già il 26,1% delle famiglie italiane ha già in corso un debito medio di 51mila euro tra mutui, prestiti e scoperti di conto corrente (dato Bankitalia), secondo l’Osservatorio di Findomestic il numero dei genitori che quest’anno dovrà accendere un prestito per mandare i figli a scuola è pari al 5% contro l’1% del 2013.
E mentre i consumatori si battono per far rispettare il tetto dei 400 euro annui imposto per legge sul costo totale dei libri e per potenziare le agevolazioni per l’acquisto dei testi (è ancora cocente la brutta figura del governo Letta che, dopo aver inserito nel Destinazione Italia il bonus libri del 19% su una spesa di 2mila euro, non ha fatto entrare in vigore lo sgravio fiscale), conviene ricordare ai genitori alle prese con l’accensione di un prestito le regole generali per non rischiare di pagare troppo a caro prezzo il finanziamento.
“Sul mercato – spiega Ivano Daelli che per l’Ufficio studi di Altroconsumo ha curato un’indagine sui prestiti presenti sul mercato per l’acquisto dei libri – ci sono meno di una decina di prodotti bancari: si va dagli istituti Popolari, a un gruppo importante, fino a Poste Italiane. Ma con notevoli distinguo: tra polizze non richieste, tassi ai limiti dell’usura e scarsa attenzione nella lettura del contratto, si rischia di restituire importi da capogiro”. Senza sottovalutare che la pigrizia nuoce gravemente anche alle tasche, soprattutto quando si ha a che fare con le banche. La prima regola è, infatti, la comparazione dei diversi prestiti.
Taeg
Per il genitore che entra in banca, o comunque, si rivolge a una finanziaria, la massima attenzione va prestata al Taeg. Il tasso globale (che riporta tutte le spese accessorie come l’incasso di rata, l’assicurazione, l’avvio delle pratiche, l’imposta di bollo di 16 euro per prestiti fino a 18 mesi di durata – che diventa imposta sostitutiva dello 0,25% del capitale erogato per durate superiori – e il Tan, vale a dire il tasso annuo nominale) deve essere indicato e scritto chiaramente, così come prevede il Secci, il documento europeo che fornisce tutte le informazioni sul finanziamento. “Finanziamento a tasso zero – sottolinea Daelli – non significa, quindi, che sia a costo zero. Semplicemente l’istituto bancario sta parlando del Tan e non del Taeg”.
Clausole
Troppo spesso, si sottoscrive un contratto che poi si trasforma in un salasso, perché non si leggono bene e per niente postille e clausole. È il caso, ad esempio, delle spese accessorie applicate e che non sono restituibili nel caso il cliente decida, come è suo diritto, di estinguere anticipatamente il prestito. La legge, invece, è chiara: se si cambia idea dopo aver firmato il contratto si hanno 14 giorni per recedere. Basta comunicarlo alla banca per iscritto e nei successivi 30 giorni restituire il capitale e gli interessi maturati fino alla restituzione senza pagare alcuna spesa, se non l’imposta di bollo.
Polizze accessorie
Se la banca propone obbligatoriamente la vendita di una polizza insieme al finanziamento non può esserne beneficiaria. “In questo caso – spiega Daelli – dovrà consegnare due preventivi di due compagnie non legate ad essa da accordi commerciali e si hanno 10 giorni lavorativi per cercare altrove una copertura, che la banca deve accettare”.
Conto corrente
Anche nel caso della richiesta dell’apertura di un conto per l’erogazione del finanziamento, va valutato il relativo costo dal momento che non c’è l’obbligatorietà.
Carta revolving
Meglio decisamente, poi, richiedere il prestito che utilizzare la carta di credito revolving, visto che quest’ultima può tranquillamente costare il 20% all’anno di interessi, contro il 12% del Taeg del prestito più alto attualmente presente sul mercato.
In fine dei conti entrare in una banca è come recarsi in un negozio per acquistare l’ultimo modello di smartphone o andare al supermercato per fare la spesa: in base alle necessità, alle esigenze e soprattutto alle nostre tasche si sceglie il posto più conveniente.