A una settimana esatta dal referendum sull’indipendenza della Scozia, la tensione cresce e gli eventi reali o simbolici legati a questo appuntamento politico fondamentale si susseguono.
Anche solo il racconto delle ultime ore è straordinariamente ricco. Disertato il “question time” del mercoledì in Parlamento, come succede solo in circostanze straordinarie, sia il primo ministro conservatore David Cameron che il leader dell’opposizione laburista David Miliband volano via da Londra per rivolgere un ultimo appello agli elettori scozzesi. Quelli che stando ai sondaggi cominciano a credere seriamente nella possibilità di lasciare il Regno Unito. Insieme a loro anche il liberal-democratico Nick Clegg, in quello che il first minister scozzese Alex Salmod ha sarcasticamente ribattezzato “Westminster team”. Tradotto: il poco credibile carrozzone della politica inglese.
Da parte sua la regina Elisabetta fa sapere di voler rimanere neutrale sul tema referendario, dopo che sia gli unionisti che gli indipendentisti hanno provato a tirarla dalla propria parte. Resta l’annuncio della seconda gravidanza di Kate, da molti visto con sospetto tempismo come l’ultima speranza per tenere insieme i probabili cocci del Regno. Ma pure ammesso che il messaggio implicito sia davvero un appello all’unità nazionale, quanti voti può spostare davvero una Middleton incinta?
Eppure se il diavolo si nasconde nei dettagli, un piccolo incidente sembra più rivelatore di ogni dichiarazione elettorale o strategia politica. Ieri mattina, accanto all’unitario Union Jack, è spuntata la bandiera scozzese sul tetto del n 10 di Downing Street, residenza londinese del primo ministro britannico. La cosa buffa è che la prima volta che gli operai hanno provato a fissarla alta sul pinnacolo, la bandiera con la croce di S. Andrea è mestamente caduta (video).
Segno funesto per gli anti-indipendentisti che volevano ribadire come Edimburgo è a fianco di Londra dal 1707 e lì deve restare. I politici dell’antica Roma erano estremamente superstiziosi, costantemente ansiosi di conoscere il loro destino attraverso le viscere degli animali, i segni della natura e le parole degli àuguri. Diversamente da loro, lo “Westminster team” proverà in tutti i modi a non dare peso ad uno stupido incidente. Se però il sì all’indipendenza dovesse arrivare in alto il prossimo 18 settembre, c’è da scommettere che qualcuno si ricorderà anche di quella bandiera caduta.
@andreavaldambri