Dopo l'incendio scoppiato in seguito alle esercitazioni militari dei Tornado tedeschi nella base di Capo Frasca, la Regione chiede il ridimensionamento dei 35 mila ettari di estensione di servitù, suddivisi in gran parte tra il poligono Nato nella zona di Oristano, la base di Teulada a sud e il Poligono interforze sperimentale Salto di Quirra, tra Ogliastra e Cagliaritano. Sabato manifestazione di indipendentisti e comitati popolari
La fattura da 20 mila euro sarà girata alla Difesa. È il costo, sostenuto dalla Regione Sardegna, per far sollevare in volo gli elicotteri del Corpo forestale e spegnere i roghi causati da un’esercitazione di tornado tedeschi all’interno della base militare di Capo Frasca, 1.400 ettari tra l’Oristanese e il Medio Campidano. I giorni di fuoco, è il caso di dirlo, sono stati due: il 3 settembre, mercoledì, ma soprattutto il 4, giovedì. E se nel primo è stato ridotto in cenere solo un ettaro, nel secondo è andata peggio: 32 ettari di macchia mediterranea bruciati ma soprattutto uno scontro istituzionale. La cronologia era nota ma è stata rimarcata dal presidente della Regione Francesco Pigliaru che ha chiesto la convocazione straordinaria del consiglio. Un pomeriggio per riferire del “grave episodio” e per ridiscutere di basi militari e servitù. Per questo, di buona mattina, passati i giorni delle polemiche più aspre, ha fatto un sopralluogo nel poligono insieme a Francesco Atzori, sindaco di Arbus, dove ricade il poligono, e Gavino Diana, comandante del Corpo forestale, nonché i vertici locali dell’Aeronautica militare. Una sorta di visita riparatrice dello strappo, utile però a rilanciare la posizione della Regione che chiede il ridimensionamento dei 35 mila ettari di estensione di servitù, suddivisi in gran parte tra tre basi principali: il poligono Nato a Capo Frasca, appunto, la base di Teulada a sud e il Poligono interforze sperimentale Salto di Quirra, tra Ogliastra e Cagliaritano.
La richiesta: 7 mila ettari in meno
Anche se lo Stato ha continuamente ribadito l’esigenza – irrinunciabile – di addestrare le Forze armate. L’ultima richiesta avanzata da Pigliaru è un numero: 7 mila ettari da liberare. E poi, ancora, la dismissione graduale di Capo Frasca e Teulada e la riconversione del poligono di Quirra. Lo scorso giugno le stesse richieste erano state portate al tavolo della Conferenza nazionale sulle servitù, a Roma, e la Regione non aveva firmato il protocollo d’intesa. Un obiettivo che si intende raggiungere “entro la legislatura”.
Il report del Corpo forestale e le deflagrazioni
Alla base degli attacchi di pochi giorni fa del governatore di centrosinistra al ministero c’è un report e un intoppo nella comunicazione. Di fatto si è trattato di un incendio durante una esercitazione militare, all’interno di un poligono vietato ai civili, che è stato spento dai mezzi del servizio regionale antincendi e del Corpo forestale. All’interno non esiste un presidio antincendio. Secondo la prima ricostruzione fornita da una nota ufficiale della Regione nel primo pomeriggio di giovedì scorso è scoppiato l’incendio, ma la Regione ha ricevuto informazioni evasive dalla Difesa. Eppure ci sono volute ore di lavoro, fino alle 18 e 30, per domare le fiamme. Non solo, il Corpo forestale ha denunciato il rifiuto alla collaborazione da parte degli uomini del poligono. Tradotto: i militari non potevano in ogni caso intervenire proprio perché non equipaggiati. Impossibile comunque il lavoro a terra per via delle continue “deflagrazioni” così è stato precisato dal presidente Pigliaru. Deflagrazioni degli ordigni privi di esplosivo che emettono fumogeni per segnalare il punto esatto in cui vengono lanciati i simulacri di bombe. Si tratta degli scoppi uditi dagli uomini della forestale che hanno fatto ritirare le squadre a terra. Una versione potenzialmente compatibile con quella fornita dall’Aeronautica militare che ribadisce comunque un atteggiamento non ostile. E in questi giorni ha tentato il rilancio di immagine ricordando che, l’area militare, è meta di un turismo speciale. Quello delle colonie per bimbi disabili, “con il solo ristoro dei costi sostenuti” sono disponibili automezzi per il trasporto, gli alloggi, la mensa e il circolo interno alla struttura.
Il presidio antincendio che non c’è, la sospensione delle attività
Al momento le esercitazioni a Capo Frasca sono state sospese, fino al 15 settembre, questa la concessione del ministro della Difesa, Roberta Pinotti. La Regione aveva chiesto lo stop fino a fine mese, ma ci si accontenta. Ora la Regione Sardegna “imporrà particolari misure antincendio” ha annunciato ancora il presidente della Regione. Ormai per il prossimo anno. In particolare: “Dal 1 giugno al 30 settembre le forze armate dovranno sottostare alle nostre misure di prevenzione. Il rogo di Capo Frasca e il turbamento che ha suscitato nella nostra comunità rafforzano la determinazione della Sardegna nell’esigere una riduzione delle servitù entro in questa legislatura. Dovremo combattere con armi legali, quelle del conflitto istituzionale, e non certo con manifestazioni verbose e inconcludenti, come in passato è spesso capitato”.
La manifestazione tempestiva
La coincidenza ha voluto che per sabato 13 settembre fosse già stata organizzata una manifestazione di protesta davanti alla base di Capo Frasca. Voluta dalle sigle indipendentiste (a partire da Progres) e dai comitati popolari che da sempre lottano contro le morti sospette per tumore di civili e militari. Dopo l’incidente le adesioni si sono moltiplicate. Anche politiche: ci sarà anche una delegazione del Pd, parteciperanno esponenti di Sel, a titolo individuale, e (ovviamente) Irs (indipendentzia Repubrica de Sardigna), il cui leader, Gavino Sale ha invitato il governatore Pigliaru. In campo, per l’occasione, è sceso pure lo storico quotidiano L’Unione sarda con un gadget: il poster con la scritta “No servitù”.