Mi sveglio stamattina e apro la finestra per cambiare l’aria.
Voglio fare un esperimento: colloco tra l’esterno e l’interno di una stanza della mia casa l’analizzatore Ipa che PeaceLink ha in dotazione e con cui stiamo effettuando un monitoraggio parallelo. E’ una strumentazione identica a quella dell’Arpa (stessa marca, stessa tecnologia, taratura recentemente eseguita nel laboratorio tedesco della casa madre) e misura gli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) che sono potenzialmente cancerogeni e genotossici.
Voglio vedere: che aria faccio entrare in casa?
I dati che compaiono i dati sul display sono terribili. La media è 41 ng/m3. Nel quartiere Tamburi quattro anni fa Arpa trovava una media di 20 ng/m3 (Relazione tecnica preliminare sul benzo(a)pirene del 4 giugno 2010).
L’aria che entra in casa mia contiene più Ipa cancerogeni di quella che avrei respirato sdraiandomi davanti al tubo di scappamento della mia auto. Che è 35 ng/m3.
“Quando il vento a Taranto viene dal mare invece è bene aprire le finestre perché gli Ipa scendono a valori di 2 nanogrammi a metro cubo”.
Dal grafico si può vedere in termini di concentrazione (nanogrammi a metro cubo).
Tutti i dati della misurazione sono stati salvati su Google
Stamattina molti bambini hanno dormito serenamente a Taranto, per i loro genitori era una giornata come le altre. E come tutte le altre giornate le mamme e i papà hanno aperto le finestre e cambiato l’aria.
Ma i dati di meteo.it oggi davano fra le 5 e le 8 di mattina vento da Nord, ossia dall’area industriale, a velocità variabile fra i 4 e i 5 km/h. E sulla città si sono riversati gli Ipa dell’Ilva.
Mi chiedo se i Wind Days (che avvisano l’Ilva se produrre di più o di meno a secondo che la città sia sopravento o sottovento) non dovrebbero valere all’incontrario anche per i cittadini di Taranto per essere informati su qual è l’ora migliore per cambiare l’aria in casa per sé e per i propri figli.