Il legale del ragazzo accusato di aver ucciso la fidanzata parla al termine dell'incontro tra periti e consulenti: "Cinque marcatori individuati, ma non bastano per la certezza della prova"
“Dna compatibile, ma l’esame è incompleto”. Il legale di Alberto Stasi, il ragazzo accusato di aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi, parla al termine dell’incontro tra periti e consulenti di parte. E’ stata fatta la comparazione del dna di Stasi con le tracce rilevate sotto le unghie della ragazza. “I cinque marcatori ritrovati sotto le unghie di Chiara Poggi”, ha detto l’avvocato Fabio Giarda, “ sono compatibili con quelli di Stasi, ma questo non è un dato significativo perché i marcatori in totale sono 17 e ne servono almeno la metà più uno. Questi pochi marcatori sono infatti comuni a quelli di un sacco di altra gente. Qualunque esame è utile, verificheremo quando verrà depositata la perizia. A nostro avviso questo esame ha validità statistica ma non in termini processuali”. L’esame è stato effettuato all’interno del dipartimento di Scienze e salute dell’Università di Genova. Il perito genovese Francesco De Stefano il 22 settembre consegnerà ai giudici della corte di appello di Milano la relazione con i risultati della comparazione.
L’avvocato di Stasi ha poi aggiunto: “Non è vero che Alberto si è rifiutato di sottoporsi al prelievo del dna, questa è una ‘palla’ clamorosa. Abbiamo solo chiesto un differimento perché eravamo tutti in ferie”. Rispetto allo stato d’animo del suo cliente, Giarda ha detto che “Alberto ogni tanto legge le cose sui giornali prima di saperle dai giudici e dai periti e non è sicuramente soddisfatto di questa cosa”. “Quando vedremo le foto dei graffi, se ci sono, le valuteremo. Ma agli atti non ci sono. Sulla camminata ho letto che ci sono risultati incompatibili con quelli che avevamo e che noi non conosciamo. Sulla bicicletta c’è il discorso dello scambio dei pedali che abbiamo già smontato. Non è assolutamente dimostrato che quelli fossero i pedali originali della Umberto Dei”, ha sottolineato Giarda. Secondo i difensori della parte civile Alberto avrebbe scambiato i pedali dalla sua bici con quelli della madre dopo le dichiarazioni di una testimone. La bici della madre era stata sequestrata solo lo scorso aprile dopo che, all’indomani del delitto, due testimoni avevano parlato di un bici nera da donna e sono in corso nuove indagini.