Con i libri che parlano della DDR, del Muro di Berlino, della Wende (la Svolta), dei temibili servizi segreti orientali si potrebbe aprire una libreria specializzata, nessuno però, o quasi nessuno ha mai messo in mostra la graffiante e delicata ironia di Che ne dici di baciarci? di Rayk Wieland (tradotto in italiano da Franco Filice e pubblicato in una confezione editoriale davvero pregevole da Keller editore), romanzo che che ripercorre e mostra sotto una luce divertente il lato più paradossale del regime comunista della Germania dell’Est.
Il disincantato signor W. un giorno viene contattato per partecipare a un convegno come poeta clandestino nella DDR. Incuriosito pensa subito a un errore: non sapeva di essere poeta, men che meno clandestino. In tutta la vita ha scritto solo qualche poesia alla sua ragazza di Monaco. Ma le poesie sono state intercettate, lette, collezionate e commentate dal regime, e l’adolescente innamorato è diventato un inconsapevole nemico dello Stato. Comincia così un viaggio in una Berlino inedita, e in un passato fatto di fraintendimenti ed equivoci che rivela le contraddizioni e i pericoli alla base di ogni lettura troppo rigida del mondo.
Il signor W. (identificabile, almeno in parte, con lo stesso autore che, come il protagonista è nato nel 1965, si è formato come elettricista e ha studiato filosofia) è una sorta di eroe inconsapevole, un nichilista proletario che si muove nel delirante paradosso quotidiano della DDR, paese dove non c’erano campi da golf ma c’erano quelli di minigolf, dove gli affitti erano pressoché inesistenti ma i servizi di sicurezza mettevano cimici ovunque. Attraverso le avventure di questo buffo personaggio ci immergiamo in un romanzo che è quasi un trattato sul senso stesso della scrittura, sulle verità e le bugie della finzione letteraria. La DDR del signor W. però, non è il Paese degli Orchi, è il suo Paese, la sua nazione.
Così come la descrizione dell’Est è grottesca, ironica, dissacrante, così sarà il suo atteggiamento nei confronti dell’Ovest (memorabili le pagine della caduta del Muro quando il signor W. è probabilmente l’unico tedesco orientale a non andare a vedere cosa succede) e dell’atteggiamento di rottura con il passato dei suoi concittadini:
“Mi stupii di vedere i manifestanti compiere quel gesto. Rovistavano nelle loro tasche e scaraventavano le odiate monete di alluminio contro gli odiati poliziotti. Una situazione surreale: agli sbirri della DDR si poteva imputare di tutto, generalmente erano del tutto scemi, ma non li si poteva di certo accusare di essere corrotti o corruttibili.”