Nuova fumata nera per l'elezione dell'ex presidente della Camera e l'ex Garante dell'Antitrust alla Corte Costituzionale. Democratici e berlusconiani vogliono riciclare i due esponenti del fronte anti-magistratura cari a Mediaset. Ma senza successo. Toti: "Prendiamo atto del disagio dei parlamentari". Leone (Ncd) al Csm. Weekend lungo per ristabilire gli accordi e nuova seduta lunedì
Altro che tutto deciso. L’accordo tra i partiti sui due nomi per la Corte Costituzionale e i 6 per il Consiglio superiore della magistratura rischia di non produrre risultati neanche nella prima votazione di giornata (l’ennesima dopo settimane di tentativi). E questa volta non è un problema di maggioranza e opposizione, ma di franchi tiratori dentro al Pd e dentro a Forza Italia che hanno espresso i nomi dei candidati favoriti: Luciano Violante e Antonio Catricalà. Il capogruppo a Montecitorio Renato Brunetta aveva confermato l’impegno dei parlamentari berlusconiani nel sostegno all’ex presidente della Camera e soprattutto all’ex capo dell’Antitrust. Ma l’ipotesi più accreditata, in attesa della fine dello spoglio e della comunicazione del risultato, è un nuovo esito negativo. In sostanza una parte del Pd – come confermano alcuni deputati democratici alle agenzie di stampa – non sta bene Violante. A una parte di Forza Italia non piace Catricalà. In questo secondo caso c’è un gruppo di parlamentari a cui non va giù la candidatura, preferendo il nome di Donato Bruno, ritenuto vicino a Cesare Previti. Secondo fonti parlamentari Violante ha incassato 468 voti (il quorum è di 570) e Catricalà 368. Bruno avrebbe raccolto 120 preferenze, a confermare uno scontro quasi furioso all’interno dei berlusconiani. Una situazione di caos che ha portato la maggioranza dei gruppi parlamentari a chiedere di rinviare la prossima votazione. Il punto di caduta è stato lunedì 15 alle 14. Si tratterà della decima votazione per la Consulta e della settima per i membri laici del Csm.
I voti mancanti e la fronda “anti Catricalà”
Già nelle votazioni di ieri si era capito che neanche il nome di Violante, sulla carta quello più forte, aveva lontanamente i numeri necessari all’elezione. La sola maggioranza di governo avrebbe dovuto contare 545 voti e quindi ne sono mancati (e ancora ne mancano) a decine. Eppure Forza Italia aveva mandato un messaggio a tutti i parlamentari azzurri a cui era richiesta la presenza in Aula con tanto di dichiarazione alla stampa del capogruppo di Montecitorio Renato Brunetta. Ma su Catricalà il problema è più diffuso, apparentemente: “Io Antonio Catricalà alla Corte Costituzionale non lo voto e non lo voterò mai… – dichiara per esempio il viceministro alla Giustizia, Enrico Costa (Ncd) – Non so quale accordo sia stato preso ma la mia è una posizione irremovibile, Catricalà non lo voto”.
Toti: “Bisogna prendere atto del disagio dei parlamentari”
La pausa di questi giorni servirà così a trovare una nuova intesa o rinsaldare quella di oggi. Bisogna tuttavia registrare le parole del consigliere politico di Berlusconi, l’europarlamentare Giovanni Toti: “C’è stato un disagio espresso abbastanza chiaramente da parte di tutti i gruppi parlamentari. Ne prendiamo atto, ora serve una riflessione dei gruppi”, in quelli azzurri “non c’è n’è stato ancora il tempo”. D’altra parte Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del Nuovo Centrodestra, sottolinea come “il voto di ieri e di oggi dimostra questo e cioè, che i problemi principali sono all’interno di Forza Italia…”. Replica Toti: “Con il voto segreto è un classico, la colpa è sempre degli altri. E’ come quando rubi la marmellata, è stato sempre un altro…”. Secondo l’eurodeputato ora tocca ai gruppi parlamentari trovare una soluzione. Da capire se la soluzione sarà nuova (con altri nomi) o semplicemente forzare la mano. Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia) punta invece il dito nei confronti del Pd e in particolare del suo leader: “Il balletto squallido sull’elezione dei componenti del Csm e della Corte Costituzionale dimostra l’altra faccia del Renzi rottamatore – dice – Qui sta andando in onda, per giunta in diretta, lo scontro tra correnti della neo Repubblica renziana. Con buona pace di Napolitano e dei suoi richiami. E il premier non ci venga a dire che il governo non c’entra perché la questione è politica e lui è il capo del primo partito italiano. L’ennesima fumata nera che si è consumata oggi lo copre di ridicolo”.
Violante e Catricalà, i nomi cari a Mediaset
In particolare si tratta di due nomi simbolici del “dialogo” tra sinistra e destra, dell’inciucio dice qualcun altro. Ieri, 10 settembre, Sel ha parlato di “Patto del Nazareno bis“, oggi il Movimento Cinque Stelle spiega che il nome di Violante “sporcherà” la Corte Costituzionale, mentre Catricalà è definito “un uomo buono per tutte le stagioni e per tutti i partiti purché ricompensato con una poltrona di pregio”. Di certo si tratta di due esponenti “cari a Mediaset”. L’ex presidente della Camera è rimasto famoso per il discorso a Montecitorio in cui ricordava all’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che il centrosinistra non aveva “toccato le sue televisioni” dandogli così “garanzia piena”. Catricalà è considerato “favorito” di Berlusconi e della sua azienda per il suo comportamento da Garante per la concorrenza (ruolo che ha ricoperto per 6 anni fino al 2011). Tutto questo per stessa ammissione della fronda dentro Forza Italia: “Piace solo a Silvio e a Mediaset” titolava oggi per esempio La Stampa.
M5s: “Se insistono con Violante noi non ci stiamo”
In questo quadro il nome di Violante è anche alla base della rottura della trattativa tra il M5s e il resto dei partiti, un confronto che riguarda anche i nomi dei 6 componenti del Csm che ancora devono essere eletti per completare il plenum, dopo che ieri – 10 settembre – sono riusciti a superare il quorum Giovanni Legnini, attuale sottosegretario all’Economia e favorito per la vicepresidenza del Consiglio superiore della magistratura, e Giuseppe Fanfani, sindaco di Arezzo, entrambi in quota Pd. Il “Pd insiste ancora sul nome di Violante alla Consulta – dicono i Cinque Stelle – E’ un candidato che noi non possiamo appoggiare anche se i partiti dovessero appoggiare il nostro candidato Alessio Zaccaria al Csm”. Il Movimento 5 Stelle, spiega il gruppo del Senato, “si è distinto: ha chiesto alla Rete e ai cittadini di votare il proprio candidato e il prescelto è stato Alessio Zaccaria, professore dell’università di Verona, figura estranea alla militanza politica: un profilo super partes come dovrebbe essere un membro del Csm. Il Pd sta facendo credere di voler sostenere il nostro candidato, ma non chi ha ricevuto più consensi dalla rete, cioè Zaccaria, ma quello che a loro fa più comodo: Nicola Colaianni, giunto al secondo posto nella consultazione on-line del M5S, in realtà una figura molto vicina al Pd”.
Leone eletto al Csm, nuovo voto per gli altri 5 membri laici
L’intesa tra i partiti si era chiusa sui nomi di Teresa Bene (terzo nominativo indicato dal Pd), Maria Elisabetta Alberti Casellati e Luigi Vitali (di espressione del centrodestra), Renato Balduzzi e Antonio Leone (rispettivamente Scelta Civica e Ncd) e Nicola Colaianni (che era tra i nomi indicati dal Movimento Cinque Stelle). Di questi dopo l’ennesima votazione, la prima di oggi, ce l’ha fatta solo Leone, ex vicepresidente della Camera, penalista cassazionista e da sempre berlusconiano (anche dopo aver seguito Alfano in Ncd). Leone ha superato il quorum con 517 voti. Bene ha ottenuto 480 voti, Alberti Casellati 473, Balduzzi 462, Vitali 451, Colaianni 425, Zaccaria 127: 48 sono state le schede bianche, 26 le nulle e 70 i voti dispersi.
I presidenti delle Camere: “Assoluta urgenza di un esito positivo”
Pietro Grasso e Laura Boldrini che già avevano dovuto rispondere all’appello del Quirinale perché si sbloccasse la situazione “hanno ribadito l’assoluta urgenza di un esito positivo delle votazioni” per Consulta-Csm, cosicché i due organi possano esercitare pienamente la loro alta funzione costituzionale e le due Camere possano tornare a concentrare pienamente il lavoro sugli importanti temi in calendario”.