Gli emendamenti al ddl delega approvati giovedì dalla commissione Lavoro del Senato prevedono tra l'altro che le aziende possano ampliare l'organico anche mentre i dipendenti sono in solidarietà, cioè lavorano meno ore e con stipendio ridotto. Rinviata alla prossima settimana la discussione sull'articolo 4, quello sul riordino delle forme contrattuali e la revisione dell'articolo 18. L’inizio dell’esame del disegno di legge in Aula è fissato per il 23 o il 24
Stretta contro le dimissioni in bianco, potenziamento dei contratti di solidarietà, remunerazione “a risultato” degli uffici pubblici e privati di orientamento, collocamento e formazione dei lavoratori, voucher per accedere ai loro servizi, possibilità di cedere le ferie ai colleghi con figli ammalati. Sono le novità introdotte nel ddl delega sul lavoro, il Jobs Act, attraverso emendamenti approvati giovedì dalla commissione Lavoro. Rinviata ancora, invece, la discussione sull’articolo 4, quello sul riordino delle forme contrattuali. Che riguarda il contratto a tutele crescenti e quindi il tema caldissimo dell’eventuale revisione dell’articolo 18. “L’esame sarà fatto la prossima settimana in commissione” a Palazzo Madama, ha detto Teresa Bellanova, sottosegretario al Lavoro, al termine della seduta, anticipando che un incontro tra maggioranza e governo per discutere del nodo legato allo Statuto dei lavoratori “sicuramente” ci sarà, “non è stato fissato”, ma ci sarà “prima” della nuova seduta della commissione, in programma martedì 16. Il sottosegretario non si è sbilanciato sulla possibilità che il governo presenti un emendamento in materia (“per adesso lavoriamo per costruire una sintesi avanzata”) né su quale sarà la durata del contratto a tutele crescenti. Il periodo massimo dovrebbe essere di tre anni, che potrebbero però scendere a due. Secondo il senatore Pietro Ichino (Scelta civica) la conclusione del lavoro della Commissione è prevista entro mercoledì 17. L’inizio dell’esame del disegno di legge in Aula è fissato per il 23 “o più probabilmente il 24 settembre, con la prospettiva del voto finale in prima lettura entro la fine del mese, o ai primi di ottobre”. Ecco il contenuto degli emendamenti approvati giovedì, che secondo il presidente della Commissione e relatore del ddl delega, Maurizio Sacconi, “rafforzano i criteri in base ai quali riorganizzare il mercato del lavoro e i suoi servizi” e “irrobustiscono le politiche di protezione attiva dei senza lavoro”.
Stretta sulle dimissioni in bianco – Un emendamento a prima firma di Maria Grazia Gatti (Pd) stabilisce che vengano previste “modalità semplificate per garantire la data certa nonché l’autenticità della manifestazione di volontà” del lavoratore sulle dimissioni o la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Criteri “stringenti”, chiede Gatti, che dovranno però essere dettagliati dal governo. L’obiettivo è limitare una pratica illegale spesso utilizzata ai danni delle lavoratrici per poterle allontanare senza pagare indennità nel caso restino incinte.
Contratti di solidarietà più semplici e più ‘ampi’ – Lo strumento del contratto di solidarietà viene rivisto per permetterne un utilizzo ‘espansivo’. Ovvero consentire alle aziende di aumentare l’organico anche mentre è in vigore questo tipo di accordo, che prevede la riduzione dell’orario di lavoro e/o della retribuzione per evitare licenziamenti. L’emendamento del governo prevede la “revisione dell’ambito di applicazione e delle regole di funzionamento”. Sul primo fronte, si tratta di estendere l’istituto alle imprese che attualmente non vi possono accedere: oggi l’ambito di applicazione coincide con quello della cig straordinaria, quindi le aziende con meno di 15 dipendenti non possono ricorrervi. Quanto alle regole di funzionamento, l’obiettivo è di razionalizzare e semplificare la disciplina per favorire l’utilizzo del contratto sia nella forma della solidarietà ‘difensiva’, quella più comunemente utilizzata, sia ‘espansiva’, che comporta una riduzione stabile dell’orario e della retribuzione ma anche il contestuale aumento di organico. Ora, è la considerazione alla base dell’emendamento del governo, questa seconda tipologia presenta dei “limiti” che la rendono “poco appetibile”, mentre potrebbe essere “uno strumento potenzialmente utile al fine di incrementare l’occupazione”.
Remunerazione a risultato per i servizi di collocamento – I servizi pubblici e privati di orientamento, collocamento e formazione vengono posti in concorrenza tra di loro attraverso una remunerazione a risultato delle loro prestazioni.
Il contratto di ricollocamento entra tra le politiche attive – La Commissione ha poi votato un emendamento che introduce tra i criteri per il riordino della normativa sui servizi per il lavoro anche “la promozione di un collegamento tra misure di sostegno al reddito della persona inoccupata e disoccupata e misure volte al suo inserimento nel tessuto produttivo”. Secondo la proposta firmata da Ichino si potrà procedere anche alla conclusione di accordi per la ricollocazione che vedano come parte le agenzie per il lavoro o altri operatori accreditati, con ”obbligo di presa in carico e la previsione di adeguati strumenti e forme di remunerazione, proporzionate alla difficoltà di collocamento, a fronte dell’effettivo inserimento almeno per un congruo periodo, a carico di fondi regionali a ciò destinati”. Il contratto di ricollocamento, di cui dovrebbe beneficiare ogni disoccupato, si dovrebbe sostenere attraverso un voucher a disposizione della libera scelta da parte del lavoratore dei servizi che ritiene più utili al suo impiego.
Arrivano le ferie solidali – Un emendamento firmato da Emanuela Munerato (Lega) introduce la ”possibilità di cessione fra lavoratori dipendenti dello stesso datore di lavoro di tutti o parte dei giorni di riposo aggiuntivi spettanti in base al contratto collettivo nazionale in favore del lavoratore genitore di figlio minore che necessita di presenza fisica e cure costanti per le particolari condizioni di salute”. Le giornate potranno per esempio essere cedute dai colleghi al genitore con un figlio affetto da grave patologia o handicap. La norma, ispirata alla legge Mathis in vigore in Francia, vale per dipendenti pubblici e privati.