Il candidato per le primarie da governatore in Regione Emilia Romagna non si ritira e dopo il chiarimento con i pm chiede che venga stralciata la sua posizione. L'avvocato: "E' una situazione particolare"
Detto, fatto. A metà mattina l’avvocato di Stefano Bonaccini, Vittorio Manes, si è presentato in procura della Repubblica a Bologna per presentare l’istanza di archiviazione per il suo assistito. Bonaccini, candidato alle primarie per la presidenza della Regione e indagato per peculato nell’ambito delle cosiddette ‘spese pazze’ in Regione Emilia Romagna, ieri si era presentato spontaneamente davanti ai pm per chiarire la sua posizione. All’uscita dall’audizione il legale aveva annunciato che la situazione poteva dirsi, a suo parere, in gran parte chiarita. Dopo meno di 24 ore lo stesso legale si è presentato negli uffici di via Garibaldi per presentare la sua istanza. L’avvocato è certo che i tempi per valutare la richiesta possano essere solleciti: “Normalmente le richieste di archiviazione hanno determinati tempi, ma questa non è una situazione normale”, ma che si possa tenere conto di un “contesto particolare”. Quella di Bonaccini ha concluso poi il legale, “è una posizione che, se ritengono, può essere definita”, ha spiegato Manes uscendo dal Palazzo di giustizia dopo avere depositato la sua richiesta. Ai cronisti che chiedevano cosa significassero le parole “non è una situazione normale”, il legale ha negato che per l’indagato Bonaccini ci sia una corsia preferenziale. Ciò che è certo è che, se non entro le primarie del 28 settembre, Bonaccini vorrebbe vedere possibilmente chiusa l’indagine nei suoi confronti entro il 23 novembre, data delle elezioni regionali. Sempre che la sua versione e le sue spiegazioni fornite alle pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari siano davvero risultate convincenti.
“Abbiamo spiegato che le spese contestate sono legittime per il lavoro di consigliere regionale”, ha chiarito l’avvocato Manes riferendosi al colloquio di Bonaccini coi magistrati. Al candidato per le primarie, che è responsabile agli Enti locali nella segreteria di Renzi e contemporaneamente anche segretario regionale del Partito democratico, sono stati contestati circa 4 mila euro, riferiti a cene e pranzi e rimborsi chilometrici per un totale di 19 mesi. Anche la procura della Corte dei conti regionale a luglio aveva contestato delle spese a Bonaccini inerenti il suo mandato in consiglio. Al politico modenese l’ufficio guidato da Salvatore Pilato ha infatti inviato un invito a dedurre: una richiesta formale di chiarimenti sulle spese che, se non soddisfatta, potrebbe portare i magistrati contabili a chiedere il giudizio per il segretario. Con Bonaccini sono indagati per peculato almeno altri 7 consiglieri regionali uscenti del Pd (tra loro anche l’ex presidente dell’assemblea Matteo Richetti) e tutti i capigruppo nel periodo che va dal 2010 al 2012.