Candidato nuovamente alla guida della Regione Toscana per il Partito democratico, anche in caso di rinvio a giudizio. Il governatore Enrico Rossi, indagato dal 2012 per falso ideologico nell’ambito dell’inchiesta sul “buco” all’Asl 1 di Massa Carrara, sembra infischiarsene del caos scoppiato in casa del Pd Emilia Romagna e tira dritto, sicuro del fatto suo. Le polemiche e il ritiro di candidature nella regione fino a pochi mesi fa guidata da Vasco Errani (dimessosi in seguito a una condanna di un anno per falso) non sembrano affatto preoccuparlo. Nessun tentennamento in vista delle elezioni regionali in Toscana in programma per la prossima primavera. Rossi, che dalla nuova indagine elaborata da Monitoregione (Istituto Datamedia) risulta ancora essere il governatore d’Italia più gradito dai cittadini (sul secondo gradino del podio il collega Pd Marcello Pittella della Basilicata), non appare preoccupato dagli esiti e dalle polemiche relative all’inchiesta sul maxi “buco” da 300 milioni di euro generatosi tra il 2005 e il 2009 all’Asl 1 di Massa Carrara: “Mi ricandidereri anche se venissi rinviato a giudizio”, ha affermato a margine della seduta fiume del consiglio regionale dedicata all’abolizione del “Cinghialum”.
Gli sviluppi dell’inchiesta sull’Asl 1 – ha ribadito Rossi – non influirebbero affatto sulla ricandidatura a governatore: “La magistratura fa il suo compito e credo che ci si debba sottoporre ai giudizi, come già successo per il Parlamento o per esponenti del Governo”. A salire le scale della Procura per denunciare quanto stava avvendendo all’Asl 1 era stato lo stesso governatore: “Ho denunciato la questione alla Procura, all’opinione pubblica, alla Corte dei conti e le indagini svolte hanno dimostrato che i nostri bilanci sono sani. Per il resto tocca alle Procure determinarsi: aspettiamo che decidano quanto opportuno”. Poi ha aggiunto: “Sono state fatte tutte le verifiche, siamo in una botte di ferro”. Rossi ha inoltre ricordato come “nessun presidente di Regione” si sia sottoposto “a una verifica di questo tipo” e nessuno abbia “mai denunciato un ammanco in una Asl”. Poi la conclusione: “Se la Guardia di finanza facesse le verifiche nelle altre regioni, penso che ci sarebbero anche molte preoccupazioni per il governo Renzi e che non basterebbero 20 miliardi di euro: forse ne servirebbero 25 o 27 per pareggiare le cose rispetto all’Europa”.
Il governatore ha poi ricordato quanto dichiarato nei mesi scorsi dall’allora comandante regionale della Guardia di Finanza Giuseppe Vicanolo a proposito della sanità toscana: “Quello dell’Asl di Massa e Carrara è un caso isolato”. Cosa ne pensano i vertici del Pd toscano delle dichiarazioni di Rossi? Il segretario regionale Dario Parrini, renziano di ferro, preferisce non commentare. A andare giù duro è invece il coordinatore regionale di Forza Italia Massimo Parisi: “Il nostro partito resta garantista. Rossi non deve andare a casa per l’inchiesta giudiziaria, bensì per la politica fallimentare in tema di sanità messa in atto in tutti questi anni”. L’ex sindaco di Pontedera (Pi) ha recentemente incassato il sostegno di Matteo Renzi per una candidatura bis: “Credo sia naturale che il candidato presidente torni a essere Rossi” ha dichiarato a fine agosto il premier in un’intervista a Rtv38. Parisi ironizza sulla “strana applicazione della rottamazione” in Toscana e rimanda a quanto da lui scritto su Facebook nei giorni scorsi: “Rossi ha fatto per 10 anni l’assessore alla Sanità, per 5 il presidente di Regione e prima di ciò è stato sindaco di Pontedera: fa politica da quando aveva i pantaloni corti ma viene ricandidato da Renzi. Evidentemente la rottamazione, come le primarie, è funzionale agli accordi di potere che Renzi realizza in Toscana”.
Sulla questione abbiamo interpellato anche il consigliere regionale forzista Stefano Mugnai: “Il ‘buco’ dell’Asl 1 lo stanno pagando i cittadini. Il governatore si dovrebbe candidare ugualmente in caso di rinvio a giudizio? Non sta a me dirlo, noi rimaniamo garantisti. In Emilia Romagna qualcuno si sta comunque comportando diversamente. Rossi ha però fallito politicamente”. Polemica anche la consigliera Monica Sgherri del gruppo Rifondazione Comunista: “Rossi ha perso la strada del buon senso, il caso è assai delicato: un ipotetico rinvio a giudizio dovrebbe mettere in discussione la sua ricandidatura. Mi sarei aspettata da parte sua maggiore riflessione e non tutta questa sicurezza”. Il consigliere regionale Marco Taradash (Ncd) punta invece il dito contro “la fragilità della cultura del diritto mostrata da una parte del centrosinistra”. E attacca: “Prima dicevano che a seguito di un intervento della magistratura ci si doveva fare da parte per permettere ai giudici di far chiarezza. Ora sono invece diventati garantisti”.