Il direttore generale di Palazzo Koch, Salvatore Rossi, lancia l'allarme sul "fallimento di mercato" per cui le piccole aziende sono "opache" sui bilanci per timore del fisco e gli istituti di credito si basano più sulle conoscenze che sulle analisi tecniche per decidere a chi concedere finanziamenti
C’è un “circolo vizioso” da spezzare. Una spirale che mette a rischio la sopravvivenza delle piccole e medie aziende italiane. Protagoniste, le pmi stesse e le banche. Le une sono “opache” sui bilanci per timore del fisco, le altre “forniscono il credito attraverso le relazioni personali e non con analisi tecniche”. A denunciarlo è il direttore generale di Bankitalia Salvatore Rossi, secondo cui questo “fallimento di mercato” porta al taglio dei prestiti e in alcuni casi più gravi al dissesto delle banche. Un allarme che richiama quello lanciato qualche mese fa dallo stesso governatore di Palazzo Koch, Ignazio Visco, secondo cui le partecipazioni bancarie nelle aziende possono “distorcere le scelte di affidamento”.
“Ne va della sopravvivenza stessa delle non poche aziende italiane piccole e medie che, pur duramente provate dalla crisi, hanno mercato, capacità innovativa, un patrimonio di tecnologie e potrebbero riprendersi”, ha detto Rossi durante la conferenza ‘Una finanza per lo sviluppo’ alla Banca Popolare di Sondrio. Il funzionario ha ricordato come la “metà del nostro Pil si forma presso aziende medio-piccole (cioè con meno di 250 addetti) che vanno aiutate a crescere, non lasciate morire quando non sono davvero malate terminali”. L’Italia è, tra i principali Paesi europei, “quello dove il divario di produttività tra imprese piccole e medio-grandi è il più ampio. Le imprese nascono piccole ovunque, ma poi o muoiono o crescono in fretta. In Italia, se non muoiono, restano a lungo nel limbo della piccola dimensione”.
Per questo le banche devono “accelerare un cambiamento per alcune già iniziato”: per gli istituti di credito “è forte l’esigenza di essere molto ben capitalizzate, in ragione di rischi di cui si è ora tutti molto più consapevoli”. Non solo: secondo il dg “devono avere condizioni generali – di profittabilità, di trasparenza, di governance – che le mettano in grado di spuntare condizioni competitive di provvista da trasferire ai tassi sugli impieghi, ribassandoli, e di raccogliere, al bisogno, nuovo capitale rapidamente e in misura adeguata”.