Assomigliano ai commentatori del tempo che si lamentano del troppo secco per poi, puntualmente, essere angosciati per le troppe piogge. Queste spiegazioni lineari in cui una causa determina inevitabilmente un effetto ormai non convincono. La realtà è molto più complessa e gli economisti, secondo me, toppano alla grande. Tanti sono i fenomeni che interagiscono e determinano una sommatoria di effetti che, a loro volta, ne ri-provocano altri.
Per anni siamo corsi dietro a consumi assurdi, irrazionali e incapaci di fornirci un reale miglioramento della qualità della vita. Come non vedere che le auto di cilindrata sempre più alta e consumi elevati, con stazze elefantiache, 4 ruote motrici usate sempre in città, pronte ad ospitare da 5 a 7 persone ma desolatamente utilizzate da un unico individuo sono un assurdo. Scopriamo, quando abbiamo la ventura di traslocare, di possedere più abiti di quanti ne potremo mai indossare e una quantità di tv e telefoni eccessivo rispetto al numero dei nostri occhi e orecchie che la natura si ostina a fissare in due. Se parliamo di consumi alimentari scopriamo che oltre il 30% degli occidentali è affetto da sovrappeso.
Siamo sicuri che la deflazione oltre che un fenomeno esecrabile non sia anche un sano meccanismo di adeguarsi alla necessità di una maggiore sobrietà? Siamo sicuri che solo la sbornia consumistica porti alla possibilità di aumentare i posti di lavoro? Non sarebbe possibile, in alternativa, “creare lavoro“, come si usa dire oggi, puntando sulla qualità della vita ad esempio facendo riscoprire ai nostri giovani il piacere di svolgere attività per le quali dobbiamo richiedere aiuto a milioni di immigrati?
Probabilmente è vero che da un punto di vista strettamente economico la deflazione è un male, ma dentro di me rimane la sensazione che l’alternativa e cioè crescita del Pil, aumento delle vendite, inflazione, corsa frenetica verso sempre nuovi consumi sia ancora peggio.