Dall’Unione europea più coraggio e meno lezioni. Perché l’idea iniziale partiva dalla solidarietà e dalla difesa dei Paesi più deboli. E’ Romano Prodi, tra i padri italiani dell’Euro ed ex presidente della Commissione europea a intervenire sulla situazione a Bruxelles. “I falchi del rigore”, dice in un’intervista ad Avvenire, “hanno ancora molto potere e non si rendono conto che proprio il rigore sarebbe una grande virtù se accompagnato da una condivisione di obiettivi per avanzare verso il futuro. Non è così. E soprattutto non è più il momento di fare i maestrini, di dimostrare che si è meglio dagli altri; è il momento del progetto e della solidarietà”. Parla della nuova Commissione di Jean-Claude Juncker e ne critica l’orientamento conservatore, ma soprattutto chiede più volontà di fare interventi che abbiano effetto sul lungo periodo.
Non è la prima volta che Prodi ribadisce la necessità di non essere eccessivamente rigidi nell’approccio economico dell’Unione europea. Tanto che solo pochi mesi fa, in un editoriale su il Messaggero, aveva criticato la decisione di inserire il pareggio di bilancio in costituzione. “E’ stato un errore, un suicidio politico. Anzi, un regalo a Berlino”, aveva scritto. L’ex presidente del Consiglio del Partito democratico difende il progetto europeo, e rievoca principi e fondamenti di solidarietà a cui si dovrebbe ritornare. “L’Unione europea è stato un percorso straordinario”, continua. “Siamo partiti con sei Paesi, siamo arrivati a ventotto. Paesi che hanno unito un pezzo importante del loro futuro. Adesso è come se avessero paura del futuro stesso. Ma la scommessa è andare avanti, non arretrare. Negli ultimi anni non è stato così e non sono ottimista. L’economia non ha girato e non gira: siamo stati il malato del mondo, siamo cresciuti poco, non abbiamo offerto lavoro ai giovani, le disparità tra i Paesi e all’interno dei Paesi sono aumentate”.
Oggi, chiede Prodi, “dov’è la solidarietà se i leader europei dicono che spendere così tanto per il welfare è la condanna dell’Europa? La difesa del più debole era tra i principi fondamentali dell’Unione e oggi? Si sta tradendo un disegno, è un voltafaccia terribile e pericoloso”. Nella nuova commissione europea, aggiunge, “vedo elementi di conservazione. Tanti, troppi. Quando penso che le politiche più coraggiose vengono prese da un organismo tecnico come la Bce vuol dire che la politica ha paura di fare fino in fondo il suo mestiere. Molto non va”.
La paura è stata, secondo Prodi, il peggiore dei problemi dell’Unione europea. “Come Europa non abbiamo sbagliato niente”, aveva detto pochi giorni fa a Trento per ricevere il premio Alcide De Gasperi, “il punto è che abbiamo avuto paura e questa è la rovina”. Lo spirito dell’Europa che sogno è quello di De Gasperi, quello del dire voltiamo pagina e solo insieme ce la facciamo. Perché anche la Germania, in un mondo come quello di oggi, non ce la fa da sola. Se c’è una politica europea di ampio respiro ce la possiamo ancora fare, ma dobbiamo renderci conto che siamo il 6-7% della popolazione mondiale”. Mancanza di ragionamento politico di lungo periodo e interventi immediati che non guardano al futuro. Questo accusa Prodi. E per questo, nel suo intervento al forum Ambrosetti, aveva criticato anche il presidente della Bce Mario Draghi: “Draghi è un buon costruttore di paracaduti, non e’ un costruttore di motori”.