La legge, approvata verso la fine regime, protegge dalla giustizia sia i militari sia i civili accusati di crimini di lesa umanità tra il 1973 e il 1978. "Il Cile non ha perso la memoria, non ha dimenticato i figli di chi è stato perseguito e dei detenuti desaparecidos" dice la presidente
Il Cile non vuole dimenticare, né perdonare. Basta con il silenzio sugli anni della dittatura, è ora di fare un passo avanti sul fronte dei diritti umani. Il governo della presidente socialista Michelle Bachelet vuole cancellare in parlamento la legge di amnistia approvata verso la fine regime Augusto Pinochet, una normativa che protegge dalla giustizia sia i militari sia i civili accusati di crimini di lesa umanità tra il 1973 e il 1978.
Con questa decisione il governo “adeguerà la legislazione cilena a quella internazionale” nelle materie riguardanti i diritti umani, ha sottolineato il ministro della Giustizia Josè Antonio Gomez, in coincidenza con l’anniversario – il 41esimo – del golpe dell’11 settembre del 1973. La cancellazione della legge approvata nel 1978 dal regime militare è una vecchia richiesta portata avanti dai familiari dei desaparecidos.
Durante una cerimonia a Santiago, la Bachelet si è riferita proprio a quella legge, sottolineando che “il Cile non ha perso la memoria, non ha dimenticato i figli di chi è stato perseguito e dei detenuti desaparecidos”, e “i sopravvissuti, le vittime che sono riuscite a salvarsi, oltre agli stessi aguzzini e complici. Molti sono morti attendendo giustizia, molti restando il silenzio: basta attese dolorose e silenzi ingiustificati”. In una sorta di appello, e riferendosi ai ‘desaparecidos’, la Bachelet ha quindi chiesto a “chi ha informazioni – siano essi civili o militari – di consegnarle” alle autorità.
I diversi organismi di diritti umani hanno accolto molto positivamente il progetto della Bachelet, visto che la cancellazione della legge viene costantemente richiesta fin dal ritorno della democrazia nel 1990, anche se la normativa non veniva di fatto rispettata ormai da anni dai tribunali. Ma proprio l’esistenza della legge impediva la condanna dei responsabili delle violazioni perpetrate nei primi cinque anni del regime di Pinochet. Il governo ha d’altra parte reso noto la creazione di un sottosegretariato per i diritti umani dipendente dal ministero della giustizia. Secondo il rapporto sulla ‘verità e la riconciliazione’ approvato da Santiago nel 1991, nei quasi 17 anni della dittatura (tra il 1973 e il 1990) le vittime del regime sono state circa 3mila, un migliaio delle quali desaparecidos. Un secondo documento ufficiale pubblicato nel 2005 ha d’altra parte raccolto le testimonianze di 30 mila sopravvissuti che sono stati detenuti nelle prigioni segrete a Santiago e in altre città del paese di Pinochet.