Secondo un team di archeologi della Turchia, in quella prigione segreta Vlad III ha trascorso da giovane quasi dieci anni, prigioniero degli ottomani a Tokat. Qui ha osservato i suoi carcerieri imparando le loro tecniche di tortura e innamorandosi dell’impalamento, per cui poi divenne famoso tanto da guadagnarsi il soprannome di "impalatore"
Un posto “completamente circondato da tunnel segreti e molto misterioso”, racconta l’archeologo turco Ibrahim Cetin, lo scopritore della “prigione di Dracula”. Una scoperta degna della leggenda di Vlad III l’Impalatore, il nobile transilvano diventato una star mondiale grazie allo scrittore Bram Stoker. Cetin ha annunciato di avere trovato sotto il castello selgiudico di Tokat, sulle rive del Mar Nero, la cella in cui verso la metà del 1400 fu detenuto dagli ottomani il terrificante principe della Valacchia. Il team di archeologi da lui diretto ha scovato sotto il castello una rete di cunicoli, una specie di “bunker” militare, e due celle segrete, nelle quali sarebbe stato rinchiuso dopo essere stato catturato dai nemici ottomani, Vlades III detto “tepes” (ovvero “l’impalatore”), perché amava far impalare nemici e banditi. L’uomo, secondo la leggenda, era anche chiamato “Dracula” o “Draculea”, “figlio del drago” in rumeno. Un nomignolo sotto il quale il truce guerriero transilvano ha ispirato il celebre vampiro creato da Stoker, che doveva al padre Vlad II, cavaliere dell’Ordine del Drago fondato dall’imperatore Sigismondo per difendere l’Occidente cristiano dall’avanzata dei turchi.
Secondo alcune ricostruzioni storiche il principe transilvano (1431-1476), strenuo difensore dell’Occidente contro le invasioni dell’impero ottomano, avrebbe trascorso da giovane quasi dieci anni prigioniero dei turchi. Cetin ha detto a Hurriyet, uno dei principali giornali turchi, di essere convinto di avere trovato il luogo in cui Dracula fu tenuto prigioniero. “Ma è difficile dire in quale cella” esattamente vivesse, ammette. Sembra che Vlad abbia imparato molte cose dai suoi carcerieri che gli furono molto utili poi sul trono di Valacchia: studiò con particolare attenzione le tecniche di tortura usate dai turchi e si innamorò dell’impalamento. Tornato a casa, si ritiene verso la metà del 1400, lo applicò con tale entusiasmo ai nemici da guadagnarsi il soprannome di “tepes“, l’impalatore appunto. La scoperta della sua prigione potrebbe ora portare ossigeno turistico a Tokat, città di 130mila abitanti nella Turchia europea. C’è chi pensa già a un museo di Dracula, magari a un percorso dell’impalatore, sfruttando la tuttora immensa popolarità del sanguinario principe transilvano.