L’ipotesi, che aleggia da anni, è tornata in auge con gli incentivi statali previsti dalla nuova legge di stabilità per le aggregazioni, la quotazione e la concentrazione delle circa 1500 municipalizzate per i servizi in Italia
Il governo punta a razionalizzare il settore delle municipalizzate che gestiscono servizi ai cittadini come acqua, energia e rifiuti, e in Emilia Romagna torna lo spettro della grande multiutility del Nord che potrebbe vedere unificata la partecipata Iren a un altro colosso del settore, come la milanese A2A. L’ipotesi, che aleggia da anni, è tornata in auge sulla scia di indiscrezioni in base alle quali la legge di Stabilità ora in fase di preparazione conterrà “incentivi” (nella forma di parziali esenzioni dal patto di stabilità interno) per i Comuni che quotano o aggregano le società municipalizzate che si occupano di servizi. Oggi circa 1500 in Italia. L’obiettivo è quello di rendere più efficiente il settore con la dismissione delle quote o la chiusura delle piccole società in perdita, che potrebbero essere accorpate da quelle più grandi. Una possibilità che è stata subito accolta con favore dai sindaci di Reggio Emilia Luca Vecchi, di Genova Marco Doria e di Torino Piero Fassino che fanno parte del patto di sindacato di Iren: “Mettere in campo players di valore nazionale nel settore delle multiutilities e delle società partecipate è un obiettivo strategico in cui Iren crede e che persegue non da oggi – avevano affermato in una nota congiunta -. Gli indirizzi annunciati dal governo sollecitano la società a rafforzare ulteriormente le sue strategie di espansione territoriale e di aggregazione con altri operatori”.
Un comunicato che faceva intendere che la società si stava già muovendo in questa direzione e che ha scatenato il terremoto nella città emiliana, dove c’è già chi prevede, invece che l’accorpamento della multiutility con altre municipalizzate più piccole, la maxifusione di Iren con A2A. “La multiutility del Nord si farà – tuona il gruppo consiliare Cinque stelle – Con quali vantaggi per i cittadini che pagano le bollette, ancora non si sa”. Per il Movimento la maxi fusione significherebbe la perdita di controllo da parte dei territori, investimenti che non andrebbero a vantaggio dei cittadini a scapito della trasparenza e delle tariffe che non diminuiranno. Tutto questo, per il vantaggio, sottolinea la consigliera Alessandra Guatteri, di “creare un ‘carrozzone’ troppo grande per fallire, un labirinto all’interno del quale far perdere le tracce delle conseguenze e dei responsabili di tutte le scelte gestionali e strategiche messe in atto negli ultimi anni che ci stanno danneggiando e che ci danneggeranno in futuro”.
Di multiutility del Nord si parla ormai da anni, già dai tempi successivi all’unione di Enìa e Iride in Iren, e anche dell’accorpamento tra Iren e A2A, tanto che già nel 2012 a Reggio il comitato Acqua Bene Comune aveva raccolto 4mila firme contrarie. Ma sul fatto che le due società stiano pensando a una fusione in questo momento, non ci sono state ancora conferme ufficiali. Anzi, i sindaci sembrano ancora divisi sul futuro della società. Da Reggio Emilia Vecchi ha negato categoricamente l’ipotesi di una multiutility del Nord: “Una cosa è sfruttare incentivi legislativi per rafforzare l’azienda, altro è progettare una mega fusione. Nessuna mega fusione alle porte” aveva detto via Twitter poche ore dopo che la notizia era uscita a mezzo stampa, specificando poi che l’operazione invece prevedeva il rafforzamento di Iren con l’acquisizione di piccole società. Un’affermazione però smentita alcuni giorni dopo dal collega torinese Fassino, che ha parlato invece di “collaborazione tra grandi multiutilities”, appoggiato anche dal primo cittadino di Milano Giuliano Pisapia, che non ha escluso l’ipotesi di una fusione. Per ora dunque, la multiutility del Nord rimane una potenziale strada percorribile, ma al di là di alcune dichiarazioni, nulla è stato ancora messo nero su bianco.
Il Movimento 5 stelle reggiano però rimane sulle proprie posizioni, puntando il dito su un’operazione che, se andasse in porto, potrebbe danneggiare i cittadini, amplificando invece “l’idea di amministratori locali che diventano azionisti e non gestori di beni comuni, di servizi essenziali gestiti per distribuire dividendi e soprattutto consentirebbe di annacquare i risultati disastrosi derivanti da scelte strategiche sbagliate per cui stanno pagando solo gli utenti dei servizi, cioè noi cittadini”. Anche per questo, i Cinque stelle esprimono preoccupazione anche per i conti di Iren, dopo che i sindaci hanno parlato di risultati positivi per il primo semestre 2014. “Una società che dovrebbe gestire il bene comune si presenta con un indebitamento finanziario netto a quota 2.242 milioni di euro in aumento del 2,3 per cento – conclude il gruppo – e noi dobbiamo pensare che abbia ottenuto dei risultati positivi?”