Più di 600 mila euro di fondi pubblici per l’editoria che viaggiano in un giro intricato di società e prestanome. Nuove testate che nascono come funghi, con nomi pesanti pronti a scommettere su un mercato solo apparentemente marginale. E un imprenditore dichiaratamente fascista, dato ormai per spacciato che sembra risorgere dalla sue ceneri. Giuseppe Ciarrapico, ex repubblichino, re della sanità privata laziale, sul suo curriculum teneva in bella mostra le 12 testate che controllava. Un network in grado di racimolare voti – Berlusconi lo accolse nelle liste Pdl per poter contare sull’appoggio di Ciociaria Oggi – e, soprattutto, soldi. Denari pubblici, fondi destinati a sostenere l’editoria di qualità.
La storia del rapporto tra Ciarrapico e il giornalismo sembrava definitivamente sepolta nel 2010, quando la Guardia di finanza gli ha sequestrato aziende e beni, per una presunta truffa – proprio sui fondi per l’editoria – da 20 milioni di euro. Una cifra non dovuta per la procura di Roma. Da quel momento le società dell’anziano imprenditore di Frosinone passano all’amministrazione giudiziaria, che ne cura gli interessi. Ma l’intera configurazione dei poteri editoriali nel sud del Lazio inizia a rimettersi in moto, mentre la Guardia di finanza continua ancora oggi a indagare per ricostruire una vicenda decisamente complessa.
Un primo cambiamento sostanziale avviene nel 2013, quando la storica testata Latina Oggi viene rilevata da una famiglia di imprenditori, i Palombo, che volevano scommettere sul rilancio di quel giornale. I numeri c’erano tutti – il mercato di Latina vale circa 10 mila copie al giorno, che in tempo di crisi sono un piccolo tesoro -, e nel luglio dello scorso anno riescono ad ottenere il parere favorevole per il concordato preventivo dal Tribunale di Latina. Apparentemente tutto sembra prendere un normale corso di mercato, con Giuseppe Ciarrapico fuori dai giochi, dopo decenni di dominio editoriale e politico.
I FONDI PER L’EDITORIA? AGLI AMICI DI CIARRAPICO
Il 3 giugno del 2013 il giudice della sezione distaccata di Terracina accoglie una richiesta di pignoramento presentata contro la società editrice di Latina Oggi – che nel frattempo aveva cambiato proprietà – per 600 mila euro. Apparentemente una normale lite finanziaria tra ditte. Ma a guardar bene nelle carte – che ilfattoquotidiano.it ha potuto consultare – appare una storia decisamente curiosa. Quei 600 mila euro il giudice li chiede alla presidenza del consiglio dei ministri, come parte dei contributi che il nuovo editore di Latina Oggi aveva accumulato, tecnicamente un pignoramento presso terzi. Fondi in questo caso assolutamente legittimi, visto che Ciarrapico non aveva più nulla a che vedere – come accerta anche la Procura al momento della cessione delle quote – con la nuova gestione del quotidiano Latina Oggi. Sono invece i creditori ad avere a che fare con l’imprenditore ciociaro. Di quei 600 mila euro 451 mila erano stati richiesti dalla Nuova Compagnia Pubblicità, società che per i pm è riconducibile a Giuseppe Ciarrapico, tanto che nel 2010 il Gip di Roma ne dispone il sequestro dei conti correnti. Altri 57 mila euro vengono dati ad Antonio Riccardi – socio al 5% della Nuova Compagnia Pubblicità al momento del sequestro – ritenuto una “testa di legno” di Ciarrapico. In sostanza quei fondi – su ordine del giudice di Terracina – escono dalle casse dell’editoria per entrare nella disponibilità di una società e di un imprenditore strettamente legati ad un imputato per truffa nella gestione di quegli stessi fondi. Ma l’intrigo non finisce qui. Il 13 luglio – due settimane prima del pagamento dalla presidenza del consiglio alle società legate a Ciarrapico – il Tribunale di Latina dichiara che l’editore di Latina Oggi può avvalersi del concordato preventivo. Una procedura, questa, che avrebbe dovuto sospendere il pignoramento dei fondi destinati al giornale e il pagamento di quelle stesse cifre ai presunti creditori. Nulla, però, accade. Qualche giorno dopo l’erogazione dei soldi lo stesso Tribunale dichiara la sospensione del pignoramento. Ma ormai è troppo tardi, i soldi erano già usciti delle casse della presidenza del consiglio dei ministri per entrare nella disponibilità di una delle tante società del network di Ciarrapico.
IL RITORNO DEL TEAM DI “IO SPIO”
Qualche mese fa i giudici di Latina hanno deciso di rivedere il concordato preventivo, decretando il fallimento dell’editore della testata storica “Latina Oggi”, rimasta con una buona fetta dei fondi per l’editoria sotto pignoramento. A luglio il mercato editoriale nel sud del Lazio si mette in movimento, come mai era accaduto. Il primo agosto esce un nuovo quotidiano, il Giornale di Latina, con un editore strettamente legato a pezzi da novanta molto noti. La società Enea srl che firma il nuovo quotidiano è posseduta da un imprenditore originario delle Marche, Antonio Lupetti, e una giornalista romana, Enrica Arcangeli. I due in comune hanno una precedente avventura editoriale – terminata alcuni mesi fa – nel mondo del freepress, il settimanale di gossip “Io spio”. Lupetti in quell’impresa aveva messo la firma di amministratore delegato, mentre Enrica Arcangeli occupava il ruolo di direttrice responsabile. Quella testata era formalmente posseduta dal gruppo Farina – tra i principali stampatori italiani – ma per gli inquirenti del caso P4 nell’impresa aveva un interesse diretto Luigi Bisignani. Era lui che al telefono con Vittorio Farina chiedeva notizie su “Io spio”: “Ma quanto stampiamo?”, diceva in una delle telefonate intercettate.
Anche nel territorio tradizionalmente controllato da Giuseppe Ciarrapico, la provincia di Frosinone, nuovi editori si stanno muovendo in silenzio. E’ data per imminente l’uscita di un nuovo quotidiano, edito da un importante imprenditore nel campo dei rifiuti. Uno di peso, che può contare sulla potenza economica di una delle principali discariche del Lazio, e, si sa, per certe cose il consenso vale oro.