Parte da una lettera inviata alle istituzioni la protesta delle tute blu guidate: “Da tempo, ormai – racconta Cesare Pizzolla, segretario generale della Fiom di Modena – l’azienda rifiuta ai nostri delegati la possibilità di indire assemblee con i lavoratori, dimostrando un comportamento scorretto e una totale mancanza di democrazia”
“Se Maserati non concede alla Fiom il diritto di assemblea in fabbrica, la Fiom convocherà un’assemblea davanti ai cancelli dello stabilimento”. Parte da una lettera inviata al sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, a tutti i partiti, di destra come di sinistra, e anche al prefetto della Ghirlandina Michele di Bari, la protesta delle tute blu guidate da Maurizio Landini contro la Maserati, che in Emilia Romagna vanta la sua sede storica. “Da tempo, ormai – racconta Cesare Pizzolla, segretario generale della Fiom di Modena – l’azienda rifiuta ai nostri delegati la possibilità di indire assemblee con i lavoratori, dimostrando un comportamento scorretto e una totale mancanza di democrazia”.
Così, dopo mesi di relazioni tese tra il sindacato dei metalmeccanici e i vertici del Tridente, l’ultimo episodio a marzo, quando alla Fiom di Modena non venne concessa l’autorizzazione ad entrare in fabbrica per incontrare gli operai, le tute blu hanno deciso di chiamare a raccolta tutti e 630 i lavoratori impiegati nel sito produttivo di viale Ciro Menotti, fiore all’occhiello del gruppo Fiat, e tutti 300 i delegati delle aziende metalmeccaniche modenesi, per un presidio di protesta, organizzato per il 16 settembre prossimo. “Un’assemblea fuori dalla fabbrica, visto che non ci è permesso entrare – continua Pizzolla – convocata sia per denunciare pubblicamente la situazione all’interno della Maserati, sia per parlare del futuro del sito produttivo, quanto mai preoccupante se si considera il piano industriale di Fiat Chrysler”.
Che tra Fiat e Fiom le relazioni fossero difficili, del resto, non è una novità. E dopo la sentenza della Consulta del 3 luglio 2013, che di fatto ha riammesso le tute blu nelle aziende Fiat dopo che il Gruppo aveva espulso il sindacato dei metalmeccanici a causa della mancata sottoscrizione del contratto collettivo, i rapporti tra il colosso automobilistico italiano e la Fiom non sono migliorati. Tanto che, già pochi mesi dopo quella sentenza, i delegati Fiom della vicina Maranello già denunciavano l’impossibilità di convocare assemblee con i lavoratori della Ferrari. La motivazione che le due aziende, Cavallino e Tridente, hanno addotto sono le medesime: “L’azienda ci nega il diritto di assemblea perché gli altri sindacati, Fim, Uilm, Fismic e Associazione quadri Fiat, hanno prenotato tutte le ore deputate a questo scopo dal contratto Fiat, 10 in un anno. Ma non si può impedire ad uno dei sindacati di maggioranza di entrare in fabbrica e incontrare gli operai – attacca Pizzolla – perché è un loro diritto ascoltare varie voci e poi decidere su accordi e trattative”.
Nello stabilimento del Tridente, però, la situazione è particolarmente tesa perché secondo la Fiom ci sono anche altri problemi. “Se il tema delle mancate assemblee accomuna diversi stabilimenti del Gruppo in Emilia Romagna – continua Pizzolla – solo in Maserati ce ne hanno negate cinque di seguito, l’ultima il 3 settembre scorso, nel sito di Modena i comportamenti discriminatori sono ancora maggiori: ad esempio procedure sindacali obbligatorie per legge che avvengono in modo separato rispetto a Fim, Uilm, Fismic e Associazione quadri Fiat, che invece il contratto nazionale Fiat l’hanno firmato. Oppure, il rifiuto da parte della dirigenza di consegnare alla Fiom l’aggiornamento dei lavoratori aderenti al sindacato”.
Da qui il presidio. “Di fatto – criticano le tute blu – le aziende del Gruppo Fiat ci hanno dovuti riammettere nelle fabbriche, ma è un ingresso formale, perché in realtà continuano a toglierci la possibilità di convocare assemblee con i lavoratori, che è poi il modo in cui la rappresentanza sindacale si esprime. Ora basta. Ci presenteremo davanti ai cancelli della Maserati il 16 settembre, e andremo avanti finché l’azienda non farà un passo indietro”.
Di cose di cui discutere durante l’assemblea del 16 settembre prossimo, spiega Pizzolla, ce ne sono molte: “Il piano industriale è nebuloso, non chiarisce quali prodotti verranno sviluppati in uno stabilimento da 600 operai, e l’impressione è che il sito produttivo di Modena stia diventando marginale rispetto a Grugliasco. Oggi dalla fabbrica escono due vetture ormai a fine corsa, quali prodotti le sostituiranno? Basteranno a mantenere i livelli di produttività del sito, e quindi l’occupazione? A metà luglio abbiamo incontrato il sindaco Muzzarelli per parlare di questi problemi, alla presenza, tra l’altro, degli altri sindacati, eppure non ci viene permesso di riferire ai lavoratori l’esito di quell’incontro. È inaccettabile. Fiom non chiede privilegi, ma solo la possibilità di avvalersi degli stessi strumenti riconosciuti agli altri sindacati”.