Allora mi chiedo: ma quale bellezza salverà il mondo? Di cosa si nutriranno gli occhi e le emozioni? Di cosa scriveranno i poeti? La bellezza ci salverà dall’ignoranza? Come non indignarsi di fronte a tanta voluta miseria umana?
Le domande arrivano come migranti. Ci colgono impreparati. Evacuate le scuole di indignazione. Espropriate le famiglie vittime della borghesia che ha drogato la vita. Finzioni libertarie come naufragi etici. La bellezza si è travestita in divertimento perenne. Comparse e controfigure al soldo del potere finanziario. Il tradimento diventa autocensura. I poveri sono ostaggi raccomandati dalle agenzie di notazione. In questi giorni oltre seimila profughi dalla vicina Nigeria sono arrivati nel Niger. Fuggono le paure e le esazioni di Boko Haram e di chi finanzia questo gruppo. Ognuno di loro è una domanda sbattuta come una canna dal vento.
Sbandati da una frontiera a un’altra, sbattuti da un vento a un altro, sbiaditi da un sole a un altro. Inaridita la pelle e gonfio il cuore, la luce che è sempre azzurra, il destino che è sempre quello: incerto. che mai vuoi pescare della vita? Miraggi? Bottiglie vuote? Mappe senza tesori? Figli senza padri? Croci senza chiodi?
Come cittadini senza territorio. Come mappe senza nome. Come parole balbettate dal destino. Come attese ingannate dal vento. Come stagioni stordite da promesse. Come borse dimenticate alla stazione. Come lettere senza indirizzo. Come francobolli senza timbro. Come parole abbandonate alla dogana. Come sentieri non segnalati. Come Alvin che ha d’improvviso paura. Come Sidiki che ha smarrito il passaporto. Come Giosiah a cui hanno rubato gli anni. Come Bobby che ha visto i compagni sparire nel mare. Come James senza anni da raccontare. Come Amina senza casa e tanti figli. Come Festus che finge di tornare.
E poi dimmi: se ci ha creati per amore (mettiamo anche che sia così) perchè poi lasciarci crepare in modo tanto misero? E ancora mi chiedo perchè il male? E non dirmi che è malvagio solo chi è infelice. Se all’inizio era il Verbo e aveva un gran da fare a chiacchierare con nessuno, poi è venuto il caos e Lui che continua a parlare, e fu sera e fu mattina…crea l’uomo (che parla poco), crea allora la donna (che”dio, ma questa non sta zitta un attimo”) e sul più bello diventa muto, muto che neanche un morto. Allora dimmi: chi dobbiamo salvare?
Un’altra guerra. Coalizioni di paesi senza patria. Patrie senza popoli. Le armi rovinano tutto. Torna la guerra che uccide chi la compie. Dio è un esiliato come tanti. In cerca di una terra come dimora. Per coltivare l’orto e la vigna. All’ombra dell’albero di fico che invidia l’olivo. Non si aspettava i muri e neppure le trincee. Intrappolato tra i rifugiati numerati dall’ultimo censo. Cinquanta milioni più uno. Cifre mai così alte dalla seconda guerra mondiale in poi. Mai più la guerra gridarono allora i grandi. La lezione era terminata dopo qualche settimana nelle cancellerie belliche. La sconfitta di Dio era apparsi chiara fin dall’inizio. Poi era tardi.
Sì, le donne lo hanno curato, con il proprio corpo, già martoriato e ferito dai mesi e dagli anni. Si è fatto schiavo? Per poi risorgere libero? Perché? Ma non poteva starsene lì tranquillo, che tanto era Dio lo stesso, senza grilli per la testa, senza manie di grandezza, che tanto era Grande lo stesso, era Tutto, che bisogno aveva di noi? Di noi che poi dovevamo aver bisogno di Lui? Tutta la vita con le mani bucate, i piedi inutili, il costato squarciato, la sete che ci divora e le allucinazioni che ci fanno dire che gli uomini non sanno quello che fanno. Perchè Dio forse lo sa?
E’il fascino della diretta. Vorrebbe tanto sapere come andrà a finire la storia. Una volta vivevano felici e contenti. Anche Lui ci credeva e si fidava del suo intuito. L’indigenza di Dio si sposa con il figlio del re. Ne esce fuori un regno come si deve. I troni sono smantellati senza indennità. Tornano indietro a mani vuote coloro che firmano contratti bellici. Gli affamati sono circa un miliardo e tutti sono nominati deputati. Gli assenti sono promossi d’ufficio e gli analfabeti insegnano legge. Dio raccoglie firme per destituire i dittatori. Le promesse dei politici lo fanno rivoltare. Era insorto con le mani nude e c’è ancora chi lo ricorda sorridere.
Per fortuna che ci sono le parole. Come chiamare i nemici, i politici, i venditori di armi e di malattie? I papi, le donne violentate e uccise. I traditori e quelli che perdonano? Come dirci e dirsi, come denunciare, annunciare, pronunciare i nomi e le condanne? Come descrivere, scrivere le verità e i sentimenti, le bugie e i patimenti, le voci e i prolungamenti della storia. I fiori, i bambini, il mare come chiamarli?
Perché chiamano migranti quelli che arrivano e turisti quelli che viaggiano? Perché d’improvviso si sono inariditi i grembi delle donne? Perché vogliono fare della prostituzione un’invenzione lavorativa? Perché si possono impunemente sfruttare i corpi delle donne? Perché sono loro che diventano merce vendibile e commestibile del sistema? Perché sono loro a morire nelle guerre? Perché sono ancora loro a scappare? Perché sono state censurate le ribellioni disarmate? Perché hanno preso in ostaggio le domande?Perché e dove custodire le domande migranti?
di Francesca e Mauro armanino