Migliaia di manifestanti sono scesi in strada, di fronte alla sede scozzese dell'emittente televisiva britannica, per protestare contro un atteggiamento, a loro dire, parziale e pro-unionista della rete. Bersaglio delle accuse è stato soprattutto il giornalista politico Nick Robinson
Sale la tensione per il referendum sull’indipendenza della Scozia con gli indipendentisti che accusano la rete britannica Bbc di offrire informazioni parziali ed essere spudoratamente schierata in favore del “no”. Per questo motivo hanno organizzato una manifestazione di fronte alla sede scozzese della più importante rete televisiva del Regno Unito, a Glasgow, a cui hanno partecipato migliaia di persone, chiedendo maggiore imparzialità nella copertura del referendum e rispetto nei confronti delle istanze del “si”.
Bersaglio della protesta è stato soprattutto il celebre giornalista e analista politico Nick Robinson, reo di aver tenuto un atteggiamento critico nei confronti del Primo Ministro scozzese, Alex Salmond, e di aver diffuso la notizia del possibile trasferimento, in caso di vittoria indipendentista, della sede legale della Royal Bank of Scotland da Edimburgo a Londra. Una copertura del referendum che gli è costata le critiche dei manifestanti che lo hanno definito un “bugiardo”.
La notizia, uscita il 10 settembre, ha penalizzato il fronte indipendentista e, per questo, Salmond sostiene, in un’intervista al Sunday Herald, che il governo britannico abbia volutamente diffuso l’indiscrezione per destabilizzare il fronte del “si” e attirare verso la causa unionista gli indecisi. Il trasferimento della più importante banca scozzese dalla sua sede storica di Edimburgo alla city londinese potrebbe provocare, infatti, dure conseguenze sull’economia del paese. Il secondo centro finanziario del Regno unito dopo Londra, infatti, si porterebbe dietro migliaia di posti di lavoro e soldi legati all’indotto. Ma ciò che preoccupa maggiormente sono quei 466 miliardi di sterline di valori in mano a banche e attività finanziarie scozzesi (circa 590 miliardi di euro) che, con l’addio della più importante banca di Scozia, si ridurrebbero di molto.