Un rapporto dell'agenzia di rating taglia le stime sul prodotto interno lordo: l'effetto del bonus di 80 euro e del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, spiegano gli analisti, era stato sopravvalutato. Ora "le sofferenze per l'Italia sono diventate più pronunciate" e influenzano negativamente tutta l'Eurozona. Giudizio positivo sulle ultime misure decise dalla Bce, che potrebbero spingere la crescita nel medio termine
Stime di crescita azzerate e “sofferenze più pronunciate” per l’Italia. Il verdetto, comunque ben più clemente rispetto a quello dell’Ocse, arriva da Standard&Poor’s, che in un rapporto definisce “fragili” le condizioni economiche dell’Eurozona e attribuisce la colpa a tre fattori, tra cui proprio la debolezza dell’Italia. “La crescita degli scambi mondiali è stata abbastanza modesta finora quest’anno, la spesa delle aziende ha mostrato piccoli segnali di ripresa mentre le sofferenze dell’Italia sono diventate più pronunciate”, si legge nella parte dedicata alle cause della sofferenza dell’area euro. E, se Germania e Francia sono “in difficoltà per sostenere la ripresa iniziata lo scorso anno”, “l’Italia resta bloccata nella recessione”: le nuove stime per l’anno in corso sono di una crescita zero, contro il +0,5% previsto a giugno.
Quadro più ottimistico rispetto a quello di grave recessione (Pil giù dello 0,4%) prefigurato dall’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ma resta il fatto che
l'”incapacità dell’Italia nel tirarsi fuori dalla recessione quest’anno” rappresenta “un fattore negativo” che pesa per il complesso dell’eurozona. E non mancano le bacchettate all’indirizzo del governo Matteo Renzi. Nello spiegare i motivi della revisione, infatti, S&P scrive di aver “sopravvalutato” tre fattori: in primo luogo l’impatto delle misure di stimolo annunciate a marzo dal premier, ovvero il bonus Irpef e il pagamento degli arretrati della pubblica amministrazione, da cui attendeva un impatto positivo di 0,3 punti percentuali, mentre ora “sembra più plausibile” un +0,1%. Inoltre, “l’ampia decelerazione osservata fuori dall’Italia dal primo trimestre sta esercitando un peso più pesante sulle esportazioni italiane”, soprattutto verso Germania, Francia e Usa. Infine, “i ritardi nelle riforme strutturali intraprese finora non hanno aiutato a sollevare la fiducia delle imprese e degli investitori”.
S&P ha comunque rivisto al ribasso anche le previsioni per la Francia, da +0,7% a +0,5%) e Paesi Bassi (da +1% a +0,8%), mentre si conferma l’andamento positivo per Germania, a +1,8%, Spagna, a +1,3%, e Belgio, con un +1,1%. “I deludenti risultati del secondo trimestre hanno gettato dubbi sulla sostenibilità della ripresa dell’Eurozona, ma le ultime azioni messe in campo dalla Bce suggeriscono un approccio più proattivo che potrebbe alla fine annunciare un programma completo di ‘quantitative easing’ e sostenere la crescita nel medio termine”, scrive Standard&Poor’s. La prestazione del Pil dell’eurozona nel secondo trimestre “ha deluso” le attese e le “prospettive restano cupe”, anche se “la crescita potrebbe riprendersi un po’ nei prossimi trimestri, in particolare per la la capacità di ripartenza dell’economia tedesca e per il modesto miglioramento del credito” favorito anche dalle misure della Bce. “Pensiamo – sostengono gli analisti – che gli annunci da parte della Bce di ulteriori tagli ai tassi di interesse, di nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine e di acquisti di titoli garantiti possano spingere la crescita nel medio termine, aprendo anche la strada a un programma di allentamento monetario attraverso un piano di quantitative easing pienamente implementato”.