L'ennesima strage al largo di Tajoura. Secondo le prime informazioni, il barcone portava 250 persone. La Marina di Tripoli: "Ne abbiamo salvate 36, molti cadaveri in mare". Ma i mezzi di soccorso del paese in crisi sono inadeguati
Nuova tragedia dell’immigrazione al largo delle coste della Libia. Sono oltre 160 i morti nel naufragio di un barcone a nord di Tajoura a est di Tripoli. Lo rende noto il portavoce della Marina militare libica Ayub Qassem citato dal portale al-Awasat. “A bordo c’erano più di 200 immigrati illegali” ha detto. Qassem ha quindi riferito che “la guardia costiera è riuscita a salvare 36 persone, tra cui tre donne (una incinta), che sono state trasferite in ospedale”. L’esponente libico ha spiegato che proseguono le ricerche per il recupero dei naufraghi. In un primo momento si era parlato di oltre 200 morti, e non è detto che la cifra definitiva non si avvicina alle prime stime. E nel caos che travolge l’ex regno di Muhammar Gheddafi, ci si mette anche la scarsità di mezzi a ostacolare i soccorsi. La guardia costiera dispone perlopiù di battelli da pesca e rimorchiatori presi in prestito dal ministero del Petrolio.
Unhcr, almeno 589 tra morti e dispersi negli ultimi cinque naufragi. Tra 589 e 639 persone è il bilancio dell’Unhcr delle persone morte o disperse nei cinque naufragi avvenuti nel Mediterraneo durante il week end. Si tratta di stime, precisa l’Unhcr all’Ansa, non confermate, soprattutto per quanto riguarda i dispersi, perché spesso vengono forniti da testimoni – cioè gli stessi sopravvissuti – e quindi non verificabili. “È una crisi umanitaria senza precedenti” afferma in un tweet la portavoce in Italia dell’Unhcr, Carlotta Sami. Il primo naufragio, dettaglia l’Alto Commissariati delle Nazioni Unite per i Rifugiati, è avvenuto venerdì 13 settembre al largo di Malta, con un bilancio di 9 sopravvissuti e 300 dispersi. Il secondo, nello stesso giorno davanti alle coste egiziane, con 15 morti e 72 sopravvissuti. Poi, sempre venerdì scorso, davanti alle coste della Libia, da un altro naufragio sono stati recuperati tre cadaveri e 99 sopravvissuti. Sabato 14, il secondo naufragio davanti alle coste libiche, con un bilancio drammatico: 45 cadaveri recuperati – tra cui quelli di sei donne – e 75 sopravvissuti. Infine, sempre sabato e, al largo della Libia, l’ultimo naufragio con 26 morti e altrettanti sopravvissuti. Sono già oltre 2.200 i migranti morti nel Mediterraneo dall’inizio del mese di giugno. In Europa, tra gennaio e settembre, sono giunte quest’anno 130mila persone via mare, oltre il doppio di quelle arrivate in tutto il 2013. L’Italia ha ricevuto oltre 118mila arrivi, in gran parte attraverso Mare Nostrum.
Organizzazione Internazionale per le Migrazioni: “Malta, 500 dispersi”. “Sarebbero circa 500 i dispersi del naufragio avvenuto la scorsa settimana a 300 miglia al largo di Malta, e a causare l’incidente sarebbero stati gli stessi trafficanti, che – da una seconda imbarcazione – avrebbero di proposito fatto colare a picco il barcone con a bordo i migranti, con i quali era nato un violento scontro”. A raccontare la vicenda agli operatori dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Sicilia sono stati i due sopravvissuti di nazionalità palestinese. I due sopravvissuti, due ragazzi fuggiti da Gaza e andati in Egitto a inizio settembre, sono stati soccorsi in alto mare dal mercantile panamense “Pegasus” che li ha portati a Pozzallo due giorni fa. “Se questa storia, sulla quale sta investigando la Polizia, sarà confermata – riferisce l’Oim – sarebbe il naufragio più grave degli ultimi anni, in quanto non si tratterebbe di un incidente, ma di un omicidio di massa, perpetrato da criminali senza scrupoli né alcun rispetto per la vita umana”. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, i migranti, siriani, palestinesi, egiziani e sudanesi, erano partiti in 500 da Damietta, in Egitto, sabato 6 settembre. Tra loro anche molte famiglie con bambini e minori non accompagnati. “Dopo aver già cambiato diverse imbarcazioni lungo la rotta, mercoledì scorso i trafficanti, a bordo di un altro natante, hanno chiesto ai migranti di ‘saltarè su un’ennesima nave più piccola e precaria – prosegue l’Oim – Comprendendo la pericolosità della situazione, molti si sono ribellati: ne è nato uno scontro con i trafficanti, che a un certo punto, innervositi, hanno speronato il barcone dei migranti dalla poppa facendolo affondare”.
Malta, il racconto di due sopravvissuti. La maggior parte delle 500 persone sono cadute in mare e affogate, altre sono riuscite a restare a galla aggrappandosi a mezzi di fortuna: tra queste i due giovani palestinesi. Uno di loro ha raccontato all’Oim di essersi aggrappato a un salvagente con altre sette persone, che col passare delle ore non hanno sostenuto la fatica. L’ultimo a restare accanto a lui è stato un bambino egiziano che, prima di mollare la presa, ha raccontato di essere partito per cercare di inviare a casa i soldi necessari a pagare le cure del padre gravemente malato di cuore. Dopo circa un giorno e mezzo in queste condizioni il ragazzo è stato avvistato da altri migranti che erano stati salvati dal mercantile “Pegasus”, che stava portando in Sicilia 386 persone soccorse a bordo di un’altra imbarcazione intercettata in zona poco prima. Il secondo ragazzo palestinese, che era riuscito a restare a galla grazie al giubbotto di salvataggio che aveva addosso, è stato salvato poco dopo. I mezzi di soccorso maltesi e greci intervenuti nel frattempo nell’area avrebbero trovato e salvato altri 9 migranti facenti parte dello stesso gruppo.