Alex, parlaci di te e di quando hai capito di voler essere un cantautore (se mi lasci passare il termine).
Studio filosofia, ho 28 anni e suono il pianoforte da quando ne avevo sei. Da ragazzino solo un paio di piccoli gruppi nei quali ci divertivamo a suonare cover di band che ci piacevano e niente di più. A differenza di tanti altri musicisti che cantano le canzoni che scrivono, a me il termine ‘cantautore’ non infastidisce perché si può essere un cantautore senza cadere necessariamente nei soliti cliché. Me l’ha insegnato Luigi Tenco. Ho pensato che potessi scrivere cose mie con l’aiuto di un pianoforte solo dopo aver ascoltato Vedrai vedrai.
Quali sono le tue influenze musicali?
Il primo disco che comprai credo fu Non siamo mica gli americani di Vasco Rossi. In seguito sono arrivati Guccini, De André, De Gregori, Claudio Lolli e gli altri. Per qualche anno, poi, al liceo ascoltavo quasi esclusivamente rock americano anni 80 per poi arrivare finalmente in Inghilterra, Bowie, Beatles, Cure e Smiths su tutti. Piccola nota conclusiva su Battisti: pur conoscendo l’intera discografia a memoria, è l’unico sul quale torno in maniera ciclica, ne sento il bisogno. Credo non mi stancherà mai.
Con chi ti piacerebbe (o ti sarebbe piaciuto) scrivere insieme un disco?
Ne dico due: Cesare Cremonini e Antonio Di Martino. Il primo è la popstar perfetta che scrive benissimo quello che canta e canta benissimo quello che scrive, il secondo è, a mio avviso, una tra le migliori penne della nuova leva cantautorale italiana, il suo ultimo disco è una perla di rara bellezza.
Quello cantautoriale italiano, credo che sia il genere principe: avendo molte “scuole” a quale ti senti più vicino?
Difficile rispondere… Come dicevo, il mio primo amore è stato Tenco quindi sarebbe logico che risponda ‘la scuola genovese’, ma in realtà mi rendo conto che il mio modo di scrivere e raccontare le cose è concettualmente molto diverso dalla poetica che caratterizzava quel tipo di autori. Non credo di essere capace fino in fondo di cercare e trovare dentro di me le affinità con una scuola cantautoriale in particolare. Durante gli anni ho ascoltato e studiato tantissimi cantautori, adoro citarli, omaggiarli e mi piace pensare di aver metabolizzato alla perfezione almeno una piccolissima parte di ognuno di loro.
Parliamo del tuo disco d’esordio Signore e Signori Buonanotte.
È il punto di partenza del mio nuovo percorso iniziato l’anno scorso, dopo l’esperienza de IlSogno IlVeleno e il cambio di nome d’arte. La realizzazione del disco ha richiesto un lavoro molto lungo e ringrazio in questo Gianluigi Antonelli e Nicolò Spezialetti, titolari dello studio Acciaierie Sonore e rispettivamente produttore artistico e tecnico del suono, per averci messo così tanto impegno e pazienza, anche nel sopportare un rompiscatole come il sottoscritto. È esattamente il disco che avrei voluto fare, e questa, forse, è la soddisfazione più grande.
Mi parli delle canzoni?
Non è stato un disco scritto velocemente, le canzoni sono nate lungo un tempo molto dilatato. Ci sono pezzi come Paese Sera e Il Tram che facevano parte del vecchio album e che ora hanno trovato la loro giusta dimensione, soprattutto per quanto riguarda gli arrangiamenti. Flaiano è stata la prima in assoluto, è molto vecchia, era rimasta chiusa in un cassetto, l’avevo dimenticata ma poi per caso ho ritrovato il foglio sul quale avevo scritto il testo, ormai quasi indecifrabile, e mi è sembrata perfetta per aprire il disco, l’ho inserita così come l’avevo pensata, senza cambiare nulla. La mia preferita è Quando l’anarchia verrà. Non dovrei dirlo forse, perché i genitori non dovrebbero avere preferenze per nessuno dei propri figli ma ogni volta che la canto dal vivo avverto qualcosa di speciale, difficile da rendere con le parole. Piccola curiosità su L’ultima guerra del mondo: quando ho cominciato a lavorare al disco con Gianluigi e Nicolò questa canzone non esisteva, non l’avevo ancora scritta. Di ritorno da Milano in pullman la buttai giù sulla mia agendina che porto sempre in tasca, così velocemente come non mi era mai capitato, scrissi il testo in un quarto d’ora e, pur non avendo nessuno strumento a disposizione, la musica era tutta nella mia testa. Era fatta. È stata una sensazione meravigliosa e credo sia uno dei pezzi migliori del disco.
Prossimi progetti?
Nei prossimi giorni uscirà il video di Lontano, il primo singolo, mentre in autunno sarò impegnato su due fronti: i concerti con i quali porterò in giro il disco e la scrittura di musiche originali per uno spettacolo teatrale per bambini. Mi capita sempre più spesso di pensare anche al nuovo disco, a come dovrà essere e a come voglio che suoni, ma credo sia ancora un po’ presto.