Tre giorni fa aveva annunciato di voler rimanere saldamente aggrappata alla sua poltrona. Oggi, però, Mariarita Sgarlata molla la presa ed è costretta a dimettersi da assessore al Territorio della Regione Siciliana. “Recenti dichiarazioni di stampa da parte del presidente Crocetta evidenziano che il rapporto di reciproca fiducia con il quale ho iniziato questa entusiasmante avventura si è incrinato” fa sapere la diretta interessata tramite apposita nota. Le dichiarazioni di stampa altre non sarebbero che l’anatema lanciato nei giorni scorsi da Crocetta contro il suo ormai ex assessore. Il motivo? Una piscina nella sua villa di Siracusa che sarebbe abusiva.
“L’ istruttoria della pratica è stata condotta disattendendo qualunque minima applicazione delle vigenti norme e commettendo ripetute omissioni quali la mancata verifica della legittimazione della firmataria del progetto” scrivevano gli ispettori dei Beni Culturali (assessorato retto dalla stessa Sgarlata fino all’aprile scorso) nella relazione finita a fine agosto sul tavolo del governatore. In più, dall’ispezione, emergeva come l’assessore fosse riuscita ad ottenere la concessione per la costruzione della piscina in appena 22 giorni. “Fossi in lei mi dimetterei” aveva detto Crocetta, annunciando alla stampa di aver spedito gli atti alla procura di Palermo. E dopo appena 72 ore ecco arrivare le dimissioni di Sgarlata, indicata in giunta dai renziani del Pd. “La crescente confusione del quadro politico – spiega l’ex assessore nella nota in cui rende note le dimissioni – in particolare del rapporto tra il Governo regionale e il Partito democratico, comporta la difficoltà, per ogni assessore che si riconosce nella proposta politica del Pd, di poter svolgere con serenità il suo lavoro, essendo imbrigliato in meccanismi e strategie che non consentono alcuna continuità nell’azione politica e istituzionale”.
Il riferimento è tutto per l’eterna guerra intestina che vede il Pd contrapposto allo stesso governo Crocetta. Stamattina il segretario regionale dei democratici Fausto Raciti ha annunciato di aver tolto l’appoggio al governo guidato dall’ex sindaco di Gela: annuncio identico a quello fatto dall’ex segretario democratico Giuseppe Lupo nel settembre 2013. “Raciti? Chi è Raciti?” ha replicato Crocetta, che poi in un’intervista alla Zanzara su Radio 24 ha alzato il tiro. “Non mi dimetterò mai, sono un combattente, uno che cade in battaglia – ha annunciato il governatore – Sono stato eletto dal popolo siciliano, la prima volta dal dopoguerra che il centrosinistra vince in Sicilia. Il Pd dovrebbe accendermi un cero, un lumicino”. L’idea del cero però non è condivisa da uno dei pezzi da novanta del Pd, Antonello Cracolici, che su twitter commentava così il caso Sgarlata. “La commedia del governo Crocetta è ormai alla fine. Si è trasformata in una farsa. A questo punto è meglio chiuderla qui”. Pronta la replica, sempre affidata ad un cinguettio, del pentastellato Giancarlo Cancelleri: “La mozione di sfiducia la scriviamo noi del M5S, ma poi tu la voti?”. A pesare sulla sfiducia a Crocetta ci sarebbe anche il tentativo di Davide Faraone, capobastone dei renziani siciliani, di candidarsi alla poltrona più alta di Palazzo d’Orleans. Un piano che però prevede prima la caduta dell’attuale governo: e visto che dalla prossima legislatura i seggi a Palazzo dei Normanni saranno ridotti (da 90 a 70), appare improbabile che i deputati regionali accettino di fare harakiri, mandando a casa sine die almeno venti di loro.