Alberto Contador ha vinto la Vuelta per la terza volta in carriera. Tre su tre lo score del fuoriclasse spagnolo nella corsa di casa. Ha infatti partecipato nel 2008, 2012 e 2014, e ha sempre vinto. Cammino netto anche al Giro d’Italia, due partecipazioni, nel 2008 e nel 2011 e due vittorie (quello del 2011 gli è stato però revocato). Al Tour de France, l’università del ciclismo, la media di Contador si abbassa ma rimane sensazionale perché a fronte di 7 partecipazioni ci sarebbero 3 successi (quello del 2010 revocato) ma si potrebbe anche non considerare la partecipazione del 2005, quella d’esordio che vide un giovanissimo Contador arrivare 30° e l’ultima conclusasi anzi tempo per la caduta. In sintesi su 10 corse a tappe Alberto ne ha vinte 8 (6 per le squalifiche). L’80% di successi e dal 2007 a oggi, una ogni anno l’ha portata a casa, fatta eccezione per l’orribile stagione 2013.
La statistica serve a supportare un’evidenza che lascia pochi dubbi sulla classe di un corridore che se è in forma, non fallisce l’obiettivo ma arriva primo altrimenti, è successo solo due volte al Tour, non sale sul podio (5° e 4° nel 2011 e 2013). Ha vinto da favorito, da dominatore, da outsider e anche quando non era il più forte di gambe. Nel 2012, al rientro dalla squalifica, partecipò alla Vuelta e la vinse, strappandola a Valverde e Rodríguez grazie a un colpo di mano in pianura. Di testa, Alberto è ancora il più forte perché sa quando osare e quando centellinare le energie, quando marcare stretto l’avversario o concedergli un attimo di tregua per poi colpirlo al momento giusto, col suo colpo di pistola.
Il pistolero ha giustiziato Froome, Valverde e Rodríguez in questa Vuelta 2014 iniziata con molte perplessità sulla tenuta del ginocchio e finita in maglia rossa sul gradino più alto del podio di Santiago de Compostela. Poco più in basso Chris Froome che è tornato a essere competitivo dopo il Tour vinto nel 2013 ma ha dato l’impressione di aver modificato ancora qualcosa nel suo modo di correre e probabilmente nella preparazione. Discorso diverso per Valverde che ha colto un podio (il sesto in carriera alla Vuelta) che non consola di certo la Movistar partita con Quintana capitano e Alejandro di spalla. Rodríguez, quarto e mai protagonista, potrebbe essere al canto del cigno visti i suoi 35 anni, di certo per quanto riguarda le corse a tappe che hanno invece trovato un sicuro protagonista dei prossimi 10 anni.
Fabio Aru, il sardo di Villacidro ha confermato quanto di buono fatto al Giro e nonostante non sia salito sul podio, i due successi di tappa hanno evidenziato ancor di più le caratteristiche di un 24enne con il cervello di un veterano. Sa quando scattare in salita, e se parte non spreca energie. E’ veloce nel capire le situazioni di corsa e se si rende conto di essere inferiore salva la gamba e va del suo passo. Il 5° posto di oggi è un’ipoteca sul futuro perché davanti a lui, il più giovane è Froome che va per i 30 anni. I tifosi italiani sperano di vederlo presto al fianco di Nibali perché i due, insieme, sarebbero una coppia temibile per tutti e potenzialmente molto spettacolare. Già al Mondiale di Ponferrada, la coppia dell’Astana potrebbe fare le prove generali per un sodalizio di successo, per gli appassionati italiani ci sarà da divertirsi.