Nel 1071 Beatrice di Lorena, madre di Matilde di Canossa, vi fondò un’Abbazia. Nacque come monastero benedettino e fu dotato di vasti possedimenti territoriali e di cospicui beni. Una parte di questi doni consisteva in boschi e prati, che vennero fin da subito assegnati ai capo-famiglia del territorio, con funzione di sostegno economico, poiché il legname rappresentava la fonte di riscaldamento durante l’inverno ed i prati erano necessari per l’agricoltura e l’allevamento.
Una grossa fetta di questi terreni sono oggi di proprietà comunale, suddivisi in lotti, gestiti da un regolamento che prevede uno sfruttamento oculato di ciò che viene considerato risorsa. Alle famiglie residenti (circa 400) vengono assegnati per rifornirsi di legna da ardere. Chi gode di tale diritto non può utilizzarlo a scopo di lucro (in pratica sì all’uso personale, no alla vendita).
Il sistema dei lotti comunali permette alla comunità di utilizzare le risorse autoctone come fonte di energia alternativa agli idrocarburi. L’attività regolamentata consente il mantenimento e la manutenzione del patrimonio boschivo e territoriale.
Una specie di orto urbano dove l’orto è il bosco e la frutta e la verdura sono la legna che scalda le case. Una buona pratica che da queste parti si sperimenta da più di mille anni! Un esempio di come usare (e rispettare) il territorio senza inventarsi fonti energetiche energivore e impattanti.