Politica

Renzi contro giornali e pm. Governo fino al 2018? “Solo se Parlamento cambia marcia”

Il premier all'attacco sulla giustizia dopo casi Eni e Bonaccini: "Indagini non fanno politica industriale. E avvisi di garanzia non siano un vulnus". Sulle riforme: "Sono pronto a perdere consenso per farle". Gli editorialisti che parlano male? "Gli stessi che quando è arrivata la crisi ne hanno sottovalutato la portata"

L’occasione giusta sono i ‘Millegiorni’ da presentare a Camera e Senato. Ma il piano delle riforme, nel discorso di Renzi a deputati e senatori, diventa il punto fermo da cui far partire due messaggi. Ai magistrati e ai parlamentari. E per sferrare un attacco agli editorialisti dei giornali, che “ci dicono che va tutto male solo perché loro non sono stati capaci di cambiare il Paese”. In ordine cronologico. “Noi non permettiamo a un avviso di garanzia citofonato sui giornali o a uno scoop di cambiare la politica industriale nazionale” ha detto il premier. Ovvero: l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ad Eni Descalzi per il caso delle tangenti in Nigeria non scalfirà il modus operandi del governo, con riferimento implicito anche al caso di Bonaccini e Richetti, indagati per le spese pazze in Emilia Romagna alla vigilia delle primarie dem per scegliere il successore del condannato Errani. Una frase che ricorda molto le sparate di Berlusconi (e prima ancora di Craxi) contro l’azione delle procure. Insomma, sulla giustizia non si cambia verso. Rischia di cambiare, invece, l’orizzonte temporale del governo. Il Presidente del Consiglio per la prima volta ha messo i paletti circa la sua permanenza a Palazzo Chigi. “Se il Parlamento mette la marcia giusta arriviamo fino alla fine della legislatura nel 2018”. Tradotto: se non mette la marcia giusta, non si arriva a fine mandato. Quindi voto anticipato, “che a me conviene, ma viene prima il bene dell’Italia” ha detto il premier. Uno spettro da usare contro i partiti, che mai come in questi giorni (vedi elezioni di Csm e Consulta) fanno “perdere tempo” alla squadra dell’ex rottamatore. Che però, quando parla di nuova legge elettorale, è costretto a mischiare le carte, perché se si va alle urne col Porcellum falcidiato dalla Consulta (cioè di fatto un proporzionale) sa benissimo che anche un clamoroso bis del 41% dei consensi non basterebbe per evitare l’ennesimo governo di coalizione. Il senso della presa di posizione, per questo motivo, sembrerebbe più quello del messaggio ai partiti che non l’annuncio di un cambio di rotta. Come a dire: se le riforme non si fanno, la colpa è vostra. E la sconterete in sede di voto, anticipato o no. Nel mezzo, tanti annunci. E l’attacco alla stampa. Come Berlusconi.

L’attacco ai giornali e agli editorialisti
Il sintomo principale della fine della luna di miele tra Renzi e i grandi giornali ha contorni chiari e parole forti. “Abbiamo un gruppo di editorialisti che ci dicono che va tutto male. Gli stessi che quando è arrivata la crisi ne hanno sottovalutato la portata. Sono gli stessi che hanno dato soluzioni che non hanno funzionato. E gli stessi che ora ci vogliono impedire di cambiare il Paese solo perché loro non ce l’hanno mai fatta”. Così ha parlato il premier, testualmente. Un attacco frontale, diretto, che sembra lontano anni luce dai primi mesi del suo governo e dal periodo a cavallo delle elezioni europee, quando sui principali quotidiani d’Italia l’operato e le strategie del governo Renzi erano accompagnati da commenti mai di critica, seppure costruttiva. Ora il vento è cambiato. E il premier lo ha capito. E non ha mancato di sottolinearlo, accusando gli organi di stampa anche sull’interpretazione delle sue parole in merito alla durata del governo. “Adesso vedo che di tutto quello che ho detto il titolo è ‘andiamo alle elezioni‘. Invece non è assolutamente così” ha detto Renzi, riferendosi a quel “governiamo fino al 2018 se il Parlamento saprà cambiar marcia” pronunciato dal presidente del Consiglio poco prima.

Il piano dei Millegiorni e la questione giudiziaria
Già fatto o si farà. Il Matteo Renzi che solo il primo settembre rinnegava “l’annuncite”, annuncia il piano dei Millegiorni in Parlamento: rivendica i suoi risultati davanti alla platea sempre più ampia degli scettici e dà la colpa a chi non ne parlaE soprattutto sceglie la difesa di Antonio Descalziamministratore delegato Eni indagato per corruzioneChiamatela svolta per un Paese civile“, dice, “ma noi non permettiamo a un avviso di garanzia citofonato sui giornali o a uno scoop di cambiare la politica industriale nazionale”. Ma non solo Descalzi, nelle sue parole c’è il sostegno implicito anche per Stefano Bonaccini, candidato alle primarie per la presidenza della Regione Emilia Romagna e indagato per l’inchiesta spese pazze: “L’avviso di garanzia non sia un vulnus della carriera politica“. Recessione, prospettive di crescita azzerate e i consumi delle famiglie sempre più in basso? Il presidente del Consiglio dice che “l’Italia ha interrotto la caduta”, che sul “Jobs act” è pronto a tutto, “anche a provvedimenti d’urgenza per intervenire in un mondo del lavoro dove regna l’apartheid”.

Il resto è uno scadenzario, di intenti e promesse. Parte dai numeri: “L’Italia ha interrotto la caduta. Ma non basta”. Matteo Renzi che da giorni dice non si farà dettare le riforme dall’Europa o spaventare dalla situazione economica, questa volta cerca di convincere il Parlamento. “L’Italia è Paese eccezionale”, dice, “ma che non deve accontentarsi. E questa è la nostra ultima chance”. Elenca poi i punti su cui l’esecutivo vuole puntare: dall’abolizione del bicameralismo perfetto alla nuova legge elettorale fino a riforma della pubblica amministrazione e giustizia. “Noi siamo con Italia che si spezza la schiena e non con i professionisti della tartina e presunti esperti che non hanno previsto la crisi e hanno poi sbagliato a dare le risposte e ora con sicumera spiegano cosa dovremmo fare”. Il Pd applaude in piedi alla fine del discorso. La Lega Nord contesta e alza cartelli per parlare del Veneto: “Il futuro della Regione nelle mani dei veneti”. Critiche dal Movimento 5 stelle: “Qual è il senso di questa pagliacciata?”. Duro attacco anche da Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Forza Italia: “Dove sono finiti i provvedimenti economici? Dov’è finito l’Italicum?”.

CRONACA ORA PER ORA
16.16 – Renzi: “Se falliamo sarà colpa nostra”
“C’è una gigantesca domanda di politica. Tocca a noi, sarà nostra la responsabilità di aver fallito in caso di sconfitta, sarà dell’Italia la vittoria in caso di successo”. Lo dice il premier Matteo Renzi concludendo il suo discorso sui Mille giorni al Senato. 

16.08 – Spending review, Renzi: “Non solo taglio spesa ma riallocazione risorse”
“La spending review non è semplicemente un taglio dalla spesa ma è una revisione della stessa, è riallocazione”. Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso dell’informativa sul programma di Governo nell’aula di Palazzo Madama. “Perché quando ci impegnamo a ridiscutere 20 miliardi di euro su un totale di 700 miliardi – ha aggiunto – tocchiamo una percentuale del 3% che non necessariamente porterà a una riduzione totale della spesa, perchè potrà accadere che alcune voci vengano allocate in modo diverso”.  

15.45 – Renzi: “Pronti a modifiche su legge elettorale, serve per riscatto”
“La legge elettorale da approvare subito è il riscatto delle istituzioni e il riscatto di una dignità della politica che in alcuni momenti è venuta meno”. Così il premier Matteo Renzi al Senato. Sulla legge elettorale “siamo pronti a verificare ciò che può essere verificato, a modificare ciò che può essere modificato, nessuno dice è quella nostra la legge elettorale”, ma la sua approvazione rappresenta “il riscatto delle istituzioni”, afferma 

15.43 – Legge elettorale, Renzi: “Abituiamoci a voto nel 2018”
“Noi chiediamo di abituarci al concetto che si vada a votare nel febbraio 2018”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando al Senato e spiegando che la legge elettorale va fatta “rapidamente” per “dignità delle istituzioni”.  

15.39 – Renzi: “Riforme non perché ce lo dice un tecnocrate alieno”
“Non vi propongo di votare le riforme perché c’è un soggetto tecnocratico e alieno che ci dice cosa fare” ma perché servono all’Italia. Così il premier Matteo Renzi al Senato. “Finché considereremo l’Ue qualcosa di diverso da noi commetteremo il più grande degli errori perché consegneremo il nostro futuro nelle mani della tecnocrazia”.

15.30 – Renzi: “Se il Parlamento cambia marcia, prendiamo un impegno di legislatura”
“Ogni valutazione – ha aggiunto il premier – sul passaggio elettorale deve essere preceduta dalla valutazione sulla capacità di questo Parlamento di fare le riforme nei prossimi tre anni. Noi chiediamo di abituarci al concetto che si vada a votare a febbraio 2018”. “Ogni considerazione sul passaggio elettorale deve essere preceduta dalla capacità di questo Parlamento di dire cosa fare nei prossimi tre anni -ha aggiunto il premier-. Se il Parlamento mette la marcia giusta e modifica le cose che non sono andate negli anni scorsi prendiamo un impegno di legislatura e non limitato”. 

15.25 – M5S contesta. Renzi: “Alcuni di voi non sono cambiati rispetto alle dirette televisive di fine agosto”
L’Aula del Senato accoglie con attenzione il presidente del Consiglio Matteo Renzi che sta svolgendo la sua informativa sul programma dei mille giorni. Ranghi della maggioranza compatti mentre qualche vuoto si rileva nei posti di Forza Italia. Il premier parla per circa 15 minuti prima di ottenere il primo applauso che parte dai banchi del Pd, in coincidenza con il passaggio del discorso relativo alla fine delle rendite di posizione. L’impressione, tuttavia, è che l’Aula ascolti con un certo distacco le parole del presidente del Consiglio che ha fortemente voluto quella riforma del Senato che gli inquilini di Palazzo Madama hanno votato non proprio di buon grado. I lavori procedono tranquilli fino a quando Renzi non si concede una pausa di appena qualche secondo in cui si inserisce una protesta da parte di un senatore del Movimento 5 stelle. Renzi coglie la palla al balzo e ‘attacca’ chi tesse l’elogio della decrescita felice solo perché non ha mai visto cosa significa vedere chiudere una fabbrica. A quel punto il clima si surriscalda, con urla da parte dei banchi del Movimento 5 stelle, a cui si aggiungono i “vai casa” di qualche leghista, mentre dall’altra parte dell’emiciclo, dai banchi del Pd un ulteriore caloroso applauso di incoraggiamento e di sostegno, con l’aggiunta del senatori del Nuovo centrodestra, conforta il premier che procede nel suo intervento.

15. 20 – “Editorialisti ci dicono che va tutto male solo perché loro non sono stati capaci di cambiare il Paese” 
“Abbiamo un gruppo di editorialisti che ci dicono che va tutto male. Gli stessi che quando è arrivata la crisi ne hanno sottovalutato la portata. Sono gli stessi che hanno dato soluzioni che non hanno funzionato. E gli stessi che ora ci vogliono impedire di cambiare il Paese solo perché loro non ce l’hanno mai fatta”.

15.15 – Renzi: “Torneremo ad avere il segno più davanti, ma non basta”
Si è interrotto il percorso di caduta ma non può bastare: nei prossimi mesi ragionevolmente torneremo ad avere il segno più davanti ma non basterà”. La “politica si deve riappropriare di un orizzonte, non vivere schiacciata sull’emergenza quotidiana”.  

15.00 – Renzi interviene al Senato per presentare i Millegiorni

12.30 – Alfano: “Renzi coraggioso su giustizia e lavoro”
“Su giustizia e lavoro Renzi coraggioso e riformatore. Solo un governo con dentro il Nuovo Centrodestra può e potrà realizzare queste svolte”. Lo sottolinea il leader Ncd e ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

12.15 – Scelta civica: “Ok riforme, ma ora economia”
“Il nostro ruolo è essenziale nella maggioranza: noi siamo solo orientati a dare un contributo per cambiare il Paese”. Lo ha detto nell’Aula della Camera Andrea Mazziotti dopo la informativa del presidente del Consiglio Matteo Renzi.“Abbiamo sostenuto tutte le riforme. Ma ora occupiamoci degli interventi per l’economia. Per fare le riforme, di giorni ne bastano cento e non mille”, ha concluso Mazziotti.

11.50 – Brunetta: “Che fine ha fatto l’Italicum? Dove sono i provvedimenti economici?”
L’attacco sui temi economici e sui “troppi annunci” del presidente del Consiglio arriva dal capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: “Dov’è finita la riforma elettorale consegnata da quest’aula dopo un ‘fate presto fate presto fate presto’? Insabbiata, spiaggiata. Lei ha sbagliato le priorità, rilancia continuamente. Oggi ci viene a dire che le riforme vanno fatte tutte insieme. Ma a che gioco sta giocando? Non abbiamo notizia su nessuno dei provvedimenti economici annunciati“. Lo dice il capogruppo Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. “C’è poco da rilanciare”, aggiunge l’ex ministro, “siamo in recessione. Speravo lei avesse imparato qualcosa, non da noi ma dalla realtà. Invece oggi ha fatto solo un discorso apologetico di se stesso. Basta con la retorica, con l’affabulazione, la confusione, le illusioni. Un politico può fare tanti danni, ma il più grave è illudere la gente. Basta con il prendere impegni. Le famiglie italiane non hanno mille giorni davanti e i suoi 210 giorni non appaiono esaltanti, tutt’altro. Lei ha consumato già 200 giorni con dei risultati che portano a uno score tra il 10 e il 20% dei risultati promessi”.

11.45 – M5S: “Che senso ha questa buffonata?”
“Qual è il senso di questa pagliacciata inutile? Siamo angosciati nel vedere un premier che fa il saccente e va in giro per l’Europa a sbruffoneggiare e prende schiaffi a destra e a manca”, dice Andrea Cecconi, vicecapogruppo M5S dopo l’informativa del presidente del Consiglio. E lo accusa di “imbonire il Parlamento con la balla ennesima dei mille giorni”.  

11.40 – Speranza (Pd): “Superare il bicameralismo e titolo V”
“La politica deve ridare credibilità alle istituzioni, come ci insegna il presidente della Repubblica. Per questo siamo impegnati a superare il bicameralismo perfetto e rivedere il titolo V. Dobbiamo valorizzare le potenzialità del nostro Paese, a partire dalla grande questione della green economy”. Commenta il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, nel suo intervento al termine dell’informativa del premier. 

11.35 – Deputati Pd applaudono in piedi. La Lega Nord contesta in Aula
Un lungo applauso della maggioranza ha segnato la fine del discorso di Matteo Renzi nell’aula della Camera. I deputati del Pd si sono alzati in piedi per battere le mani. In totale, nei 45 minuti di intervento, i battimani sono stati 12.  Contestazioni invece della Lega Nord: i deputati del Carroccio hanno innalzato le bandiere del Veneto e cartelli con la scritta ‘Il futuro del Veneto nelle mani dei veneti’. La presidente Laura Boldrini ne ha ordinato la rimozione da parte dei commessi.

11.30 – Renzi: “Riforma giustizia superi scontri ideologici”
“La riforma della giustizia deve cancellare il violento scontro ideologico del passato”. Così il premier Matteo Renzi, parlando alla Camera, ribadisce che l’indipendenza della magistratura è un valore assoluto, che deve essere rispettato “sia se fa comodo che se non fa comodo”. E sulle ferie dei magistrati“Il problema non sono le ferie dei magistrati, nessuno pensa che riducendo le ferie risolveremo i problemi della giustizia civile”, ma “nessuno pensi che sia giusto” avere “45 giorni di ferie per un servizio così delicato” come la giustizia.

11.27 – Renzi: “Nei 1000 giorni ci sarà riforma della Rai con nuova governance”
Nei mille giorni “ci sarà la riforma della Rai, con una governance sottratta alle scelte del singolo partito, e lo dice il capo del partito più grande d’Italia che rivendica con orgoglio di non aver mai incontrato l’amministratore dell’azienda pubblica lasciandogli libertà”.  

11.26 – Renzi: “Su jobs act se tempi serrati ok, se no pronti a provvedimenti d’urgenza”
“Se saremo nelle condizioni di avere dei tempi certi e serrati” per la riforma del lavoro “allora rispetteremo il lavoro del Parlamento e ci attrezzeremo per la delega altrimenti siamo pronti a intervenire con provvedimenti d’urgenza perché non possiamo perdere un secondo di più”. 

11.25 – Renzi: “Cambiare diritto di lavoro. Basta apartheid”
“Al termine dei mille giorni il diritto del lavoro non potrà essere quello di oggi. Non c’è cosa più iniqua che dividere i cittadini tra quelli di serie A e quelli di serie B. Questo è un mondo del lavoro basato sull’apartheid: tu sei una mamma di 30 anni, dipendente pubblico o privato, hai diritto alla maternità, sei una partita Iva non conti niente; tu sei un lavoratore sotto i quindici dipendenti, non hai alcuna garanzia, stai sopra sì; tu hai diritto alla cassa integrazione, dipende dall’entità, dall’importanza, dalle modalità della cassa integrazione ordinaria, di quella straordinaria, di quella in deroga”.

11.21 – Renzi: “Eni, non accettiamo che scoop metta in discussione azienda”
“In queste ore un’azienda che è la prima azienda italiana, la 22ma al mondo, è stata raggiunta da un’indagine. Io dico qui in Parlamento che noi aspettiamo le indagini e rispettiamo le sentenze ma non accettiamo che uno scoop metta in discussione decine di migliaia di posti di lavoro. E non permettiamo a un avviso di garanzia citofonato sui giornali di cambiare la politica aziendale di un Paese. Se questa è una svolta prendetevi la svolta, ma è un dato di fatto per rendere l’Italia un Paese civile”.

11.20 – Renzi: “Avviso di garanzia non sia vulnus della carriera politica”
Questo governo è il primo che ha detto che noi non accettiamo che un avviso di garanzia costituisca un vulnus all’esperienza politica e imprenditoriale di una persona”. Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, illustrando alla Camera il programma di governo dei Mille giorni. “Non consentiamo a nessuno scoop – ha aggiunto . Che mettano in discussione posti di lavoro”. 

11.17 – Renzi: “In stress test le banche italiane saranno più forti di altre europee”
“Sono convinto che negli ‘stress test’le banche italiane saranno più forti di altre europee: noi abbiamo salvato le banche degli altri Paesi, nessuno ha salvato le nostre”. “Ho apprezzato la disponibilità per il momento verbale” delle banche a “fare la loro parte investendo i 200 miliardi della Bce finanziando le piccole e medie imprese”. E sottolinea di aver “in questi sei mesi più volte incrociato le spade con le banche”. “Dobbiamo smettere con il piagnisteo: noi abbiamo salvato banche estere e nessuno ha salvato le banche italiane”. “Se le banche sono disponibili a fare la loro parte recuperando la possibilità di finanziare le Pmi allora ci sono le condizioni perché il percorso di riforme abbia un significato molto più forte”.

11. 15 – Renzi: “Un fisco meno caro possibile, ma serve strategia condivisa”
“Serve una strategia condivisa di riduzione fiscale, del carico delle tasse sul lavoro con la riduzione per la prima volta dell’Irap”.

11,10 – Renzi: “Da 80 euro non l’effetto sperato, ma è l’inizio”
“Gli 80 euro non hanno dato l’effetto sperato. Potremmo fare di più, dovremmo fare di più, certo. Ma abbiamo iniziato”.

10.40 – Renzi: “La legge elettorale la faremo molto prima dei 1000 giorni”
La legge elettorale “molto prima” della scadenza dei mille giorni ” non sarà quella di adesso”.  Serve una nuova “legge elettorale subito” ma non “per andare elezioni”, ma perché una “ennesima melina istituzionale sarebbe un affronto. La legge elettorale si fa ascoltando e nessuno può pensare di avere la sua legge, nessuno. C’è bisogno di ascoltare gli altri”.

10.38- Renzi: “Come obiettivo ci poniamo la fine della legislatura”
E poi parla di numeri, quelli che da più parti gli contestano: “I numeri non sono quelli devastanti di qualche mese fa, ma non ci accontentiamo. Dobbiamo tornare a crescere”. Come prospettiva Renzi dice di porsi quella del 2018: “Come obiettivo ci poniamo la fine naturale della legislatura. Il programma che vogliamo realizzare si conclude a maggio 2017 e poi i partiti si potranno organizzare per le prossime elezioni e porre fine all’anomalia italiana. Per le riforme sono disposto a perdere consenso, ma non a perdere tempo”.  “Noi non siamo interessati a tenere in piedi la carriera di un singolo membro del governo, ma a tenere in piedi l’Italia in questa cornice internazionale difficile”. 

10.35 – Renzi: “Politica estera non è una battaglia personale del premier”
Tra i punti su cui Renzi dice di voler puntare: l’importanza della politica estera. E così ritorna sull’elezione di Federica Mogherini ad Alto rappresentante della politica estera Ue: “Sono sconvolto e stupito dal dibattito che ha accompagnato la nomina perché mai come in questo momento viviamo una crisi senza precedenti. La politica estera è un elemento costitutivo di scelte concrete, di crescita economica e della stessa identità del Paese e dell’Ue”. E poi aggiunge: “La riduzione del dibattito a semplice questione energetica è ridicola, siamo in uno scenario difficile ma suggestivo dove l’Italia gioca un ruolo in Libia, in Egitto e in Iraq. I professionisti del commento , invece, descrivono la scommessa sulla politica estera come una battaglia personale del premier. Ho conservato giornali e tweet di critica ma non il dibattito culturale, intellettuale e politico perché non ce n’è stata traccia. Valorizzare la politica estera come grande occasione per rimettere al centro dell’attenzione il Mediterraneo”. 

10.30 – Renzi: “Millegiorni sono l’ultima chance per recuperare il tempo perduto” 
“I Millegiorni”, dice, “sono l’ultima chance per recuperare il tempo perduto. Dopo aver perso tanto tempo, abbiamo l’ultima chance. E se perdiamo non perde il governo, ma perde l’Italia. Consapevolezza forte e diffusa che al termine di questo programma riusciremo a capovolgere la storia di questa legislatura e a rimettere in pista l’Italia. Non siamo interessati a tenere in piedi la legislatura: ma partiamo dal presupposto di tenere in piedi l’Italia. Oggi siamo in un momento in cui il mondo corricchia, l’Eurozona è ferma e l’Italia ha interrotto la caduta. Ma non basta”.

10.00 – Oggi voto per segreteria Pd. In Aula si scelgono giudici Corte costituzionale e Csm
Il presidente del Consiglio è atteso poi in serata alle 18 alla direzione del Pd, che dovrà nominare la segreteria. Sempre a Montecitorio, alle 18, i deputati e i senatori tornano a riunirsi in seduta comune per l’elezione dei due giudici della
Corte Costituzionale e tre componenti del Csm. Nella votazione delle scorse ore (la settima) sono stati eletti al Csm, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Teresa Bene e Renato Balduzzi. Nell’ambito dell’esame del decreto contro la violenza nel corso delle manifestazioni sportive, audizione in commissione Affari Costituzionali alle ore 19, del presidente della Figc Carlo Tavecchio. Proseguirà in aula alla Camera la discussione delle mozioni per l’uscita dell’Italia dal programma di costruzione dei caccia F35, del sull’attribuzione del cognome ai figli; mozioni per la tutela dei diritti degli animali; mozioni per la riforma dei criteri di formazione del bilancio comunitario. In aula al Senato va avanti l’esame di due leggi europee.