Ieri mattina si è trovato finalmente l’accordo sui tre membri laici del Csm: dopo la fumata “grigia” di qualche giorno fa, che aveva portato alle elezioni di Legnini e Fanfani (Pd) e Leone (Nuovo Centrodestra), si sono aggiunti Casellati (Fi), Bene (Pd) e Balduzzi (Scelta Civica). Ne restano ancora due. Spetterebbero di diritto al M5S ma il ricatto a cui è stato sottoposto (votate Violante e noi votiamo i vostri candidati al Csm) è indegno e il M5S ha fatto bene a denunciarlo subito. Resta anche da chiudere – e, probabilmente, accadrà entro stasera – la questione Corte Costituzionale, dove Violante (Pd) e Bruno (Fi) dovrebbero alla fine spuntarla.
Insomma: anche se ci vorrà più tempo del previsto, i quadri si completeranno presto, e le nuove nomine saranno tutte giocate sull’asse Pd – Forza Italia, sull’accordo Renzi-Berlusconi: i patti saranno rispettati. I “franchi tiratori” saranno tenuti a bada, e Renzi potrà ancora rivendicare la sua capacità di tenere unito il partito. Ma ciò non dimostra altro se non che è Berlusconi l’unico che può garantire la stabilità politica del governo Renzi.
Con la spartizione del Csm, si riapre nuovamente il problema della violazione della rappresentanza delle minoranze, si ripresenta l’esclusione forzata della forza politica che ha vinto le ultime elezioni politiche nazionali e, nonostante questo, è stata costretta da vicende ben note all’opposizione, vedendosi sistematicamente privata di tutte le possibilità di rappresentanza all’interno delle istituzioni, compreso, oggi, l’organo di autogoverno dei giudici.
Credo che una cosa del genere non sia mai successa in precedenza: nel prossimo Csm, l’opposizione, l’unica opposizione reale all’interno del Paese, non avrà garantito alcuno spazio, perché tutti i membri laici saranno espressione dell’asse delle forze di Governo (Pd – Nuovo Centro Destra – Scelta Civica) e di Forza Italia. Certo, sulla Consulta, dove i posti sono soltanto due, era chiaro sin dall’inizio che la spartizione sarebbe stata Pd – Forza Italia. Ma, per un organo come il Csm, tra i membri laici ci si sarebbe aspettati almeno un rappresentante dell’opposizione reale. Il Patto del Nazareno tiene e si rafforzerà ancor di più in autunno, quando Renzi sarà costretto dalle inevitabili proteste sociali a chiedere il soccorso continuo di Berlusconi.
Tutto ciò che le fumate grigie o nere dimostrano è che i partiti stanno diventando d’intralcio ai rispettivi leader. Falchi tiratori, dissidenti interni, correnti e reciproche antipatie personali, infatti, non fanno che infastidire e rallentare quell’accordo ormai perfetto che c’è tra Renzi e Berlusconi, i quali farebbero ormai volentieri a meno dei rispettivi partiti.
Prima o poi – ossia: non prima che il ricorso di Berlusconi venga accolto da Strasburgo – si andrà al voto col Consultellum (o con una legge elettorale che consenta comunque a Renzi e Berlusconi di realizzare il loro sogno di un Parlamento di nominati da entrambi). La mossa potrebbe riuscire. Niente modifiche alla Severino, niente provvedimenti ad personam in favore di Berlusconi: troppo impopolari. Meglio che ci pensi un giudice lontano, lontano dall’Italia: ci sarà pure un giudice a Strasburgo… Berlusconi va preso sul serio quando dichiara: «Io tornerò in gioco. Sarò ancora una volta candidabile, anche se nessuno modificherà la legge Severino: sarà la Corte di Strasburgo a darmi giustizia. L’importante è che Renzi mi aiuti a riabilitarmi attraverso le riforme». La Corte, infatti, senza intervenire direttamente né sul giudicato penale né sulla legge Severino, potrebbe condannare lo Stato italiano ad adottare «tutte quelle misure, sia di carattere individuale sia di carattere generale, necessarie per rimuovere integralmente gli effetti pregiudizievoli» derivanti dall’avvenuta violazione della Cedu, come si legge nel ricorso presentato da Berlusconi. Andrà così? Visti i risultati sinora ottenuti da Berlusconi, sembra difficile dubitarne. Condannato, decaduto, fuori dal Parlamento, Berlusconi non ha mai ottenuto tanti successi come in questi mesi, grazie al patto con Renzi.
Paradossalmente, gli unici ostacoli reali, li ha incontrati nel suo stesso partito. Altro problema che ha in comune con Renzi. Ai due non resta, a questo punto, che far fuori i loro stessi partiti presentandosi alle prossime elezioni con delle semplici liste. Allora, finalmente, con un Berlusconi riabilitato, lui e Renzi potranno realizzare il loro sogno: quello di governare in pace da soli, garantendo a Berlusconi un’ uscita di scena gloriosa da padre costituente che cede lo scettro al giovane astro che ne continuerà l’opera. Il resto, come dice Amleto, è silenzio.