I pm di Bologna contestano all'ex presidente del Consiglio regionale dell'Emilia Romagna 5500 euro di rimborsi in diciannove mesi, tra questi anche i pernottamenti in un albergo a Riva del Garda nel 2010 e nel 2011. In uno di questi due casi il deputato partecipò al think tank politico dell'ex presidente del Consiglio
Ci sono anche gli alberghi prenotati per partecipare ai convegni di Enrico Letta e del suo think tank politico VeDrò tra le spese, pagate coi soldi pubblici, contestate a Matteo Richetti. Il parlamentare modenese del Pd, indagato per peculato per 5.500 euro di rimborsi secondo l’accusa non dovuti, dovrà spiegare alle pm di Bologna Morena Plazzi e Antonella Scandellari che si trattava di spese inerenti alla sua attività istituzionale. Per le quali dunque era autorizzato a chiedere un rimborso al gruppo Pd in consiglio regionale.
Tra questi anche quelli relativi a un albergo in Trentino: Richetti aveva infatti avuto indietro dalla Regione 500 euro per due pernottamenti in una struttura di Riva del Garda, nell’agosto 2010 e nello stesso mese del 2011. In una di queste due occasioni Richetti partecipò al convegno dell’associazione politica VeDrò, fondata dall’ex premier (allora era vicesegretario Pd), che ogni anno si tiene a Dro, a neppure 20 chilometri da Riva del Garda. Il nome di Richetti, allora vicino politicamente a Letta, è presente tra i relatori della edizione 2011 in qualità di presidente del consiglio regionale dell’Emilia Romagna (anche se non è chiaro se il soggiorno contestato dai magistrati risalga al 2011 oppure al 2010). E quindi, all’esito del lavoro della magistratura, si capirà se Richetti ora convinto sostenitore di Renzi sarà stato beffato proprio da Letta, che l’attuale presidente del Consiglio ha sostituito a Palazzo Chigi dopo uno scontro interno al partito che ha lasciato molte cicatrici.
Il punto dolente, dunque, è che le spese per la partecipazione di Richetti alla manifestazione di una associazione politica in Trentino, potrebbero essere considerate dai magistrati non inerenti al mandato di consigliere in Emilia Romagna perché non si tratterebbe di un impegno istituzionale, ma di una manifestazione organizzata da una corrente del suo stesso partito, anche perché se fosse stato relatore avrebbe forse potuto godere di un rimborso dalla stessa VeDrò. E per questo il politico modenese avrebbe dovuto sborsarle di tasca propria, o comunque non addebitarle alle casse pubbliche della Regione.
Richetti, che si è ritirato dalla corsa per le primarie da governatore in Emilia Romagna, già nei giorni scorsi ha fatto intendere di poter dimostrare, carte alla mano, che si è trattato di viaggi istituzionali, legati a convegni a cui avrebbe partecipato per la sua attività politica. L’avvocato Gino Bottiglioni ha ottenuto che il suo assistito sia ascoltato dalle pm mercoledì 17 settembre. “In quella sede – ha spiegato Richetti – e nel pieno rispetto dell’attività di indagine che i magistrati stanno svolgendo con grande impegno e professionalità, potrò chiarire la correttezza del mio comportamento e dimostrare che ogni cifra che mi viene contestata trova pieno riscontro nello svolgimento della mia attività politica e istituzionale”.
Ciò che è certo è che nel 2010 Richetti mette a rimborso due notti in hotel, nel 2011 invece una sola notte. E in quest’ultima occasione l’allora presidente del consiglio regionale porta con sé anche sua moglie. Anche questo potrebbe avere insospettito la procura. Tuttavia, è la linea difensiva, la consorte non avrebbe pesato sui conti, perché Richetti avrebbe pagato la stanza (una doppia a uso singola) per una sola persona. Sua moglie non avrebbe pagato nulla. Le pm Plazzi e Scandellari, che stanno indagando sui rimborsi dei gruppi regionali tra il 2010 e il 2011 (coordinate dal procuratore capo Roberto Alfonso e dall’aggiunto Valter Giovannini), nella cifra totale contestata a Richetti non avrebbero trovato vere e proprie spese ‘pazze’ come nel caso di altri consiglieri. Ci sono pranzi e cene (non in ristoranti di lusso), qualche auto a noleggio con conducente (per circa 150 euro).
Tra i nomi venuti a galla nell’inchiesta sui rimborsi in consiglio regionale c’è quello di Stefano Bonaccini. Anche a lui sono state contestate spese intorno ai 4mila euro, ma dopo un’audizione in procura, l’avvocato Vittorio Manes ha già fatto richiesta di archiviare la posizione del suo assistito, rimasto (al contrario di Richetti) in corsa per le primarie. In totale gli indagati nel gruppo Pd del consiglio regionale uscente sarebbero otto. A loro vanno aggiunti i nove capigruppo allora in carica.