Le condizioni della ricerca e dell’università nei paesi mediterranei diventano ogni giorno più drammatiche. Il mese scorso il governo portoghese ha deciso di riesaminare la struttura scientifica nazionale commissionando all’European Science Foundation (Esf) una valutazione di tutti i centri di ricerca del paese. Tuttavia la procedura ha generato uno scandalo che ha avuto parecchia risonanza sulla stampa internazionale (vedi ad esempio The Conversation e Nature). Secondo i critici vi sono state valutazioni scorrette dovute a evidenti errori, punteggi inconsistenti, commissioni di valutazione inappropriate, dichiarazioni non etiche nei giudizi degli esaminatori, e soprattutto una mancanza di conoscenza da parte delle commissioni di valutazione del sistema della ricerca portoghese. In questa maniera, la metà delle unità di ricerca del paese hanno ottenuto punteggi molto bassi alla fine del primo stadio di valutazione, il che comporta il taglio dei finanziamenti e una conseguente chiusura. Si è poi scoperto che, al contrario degli annunci ufficiali, il contratto tra l’agenzia nazionale di finanziamento portoghese e la ESF aveva come prerequisito tale massiccia eliminazione: il governo portoghese, seguendo gli esempi di Grecia, Spagna e Italia, sta dunque per chiudere tra un terzo e la metà dei suoi centri di ricerca.
Anche in Francia la situazione, sebbene diversa e certamente più solida, sta diventando rapidamente molto critica. I risultati dell’ultimo bando per progetti di ricerca di base sono stati catastrofici: considerando l’assenza di altri fondi, solo l’8,5% dei progetti di ricerca verrà finanziato. La situazione di sotto finanziamento non solo rende il personale demotivato ma molti laboratori non possono proprio più lavorare. Per questa ragione un gruppo di scienziati francesi ha fondato il movimento “Sciences en marche” che sta organizzando una grande marcia in bicicletta che inizierà contemporaneamente dalle varie città della Francia e si concluderà con una manifestazione a Parigi il 17 ottobre. Saranno coinvolti tutti i laboratori e le università pubbliche, ma anche i ricercatori del settore privato, che promuoveranno conferenze per spiegare il lavoro degli scienziati e il ruolo della scienza nella società.
La manifestazione dei francesi sta contagiando le comunità scientifiche degli altri paesi europei, con l’idea che la Marcia per la Scienza si propaghi a livello europeo. Forse per la prima volta gli scienziati di tutta Europa si stanno rendendo conto che non solo bisogna mobilitarsi per ottenere i mezzi per un’ambiziosa politica della ricerca, dell’innovazione e dell’istruzione superiore, ma che loro stessi possono essere in grado di contribuire in maniera efficace a superare la crisi economica e morale che stiamo vivendo. L’Europa non può materializzarsi solo attraverso le insensate politiche economiche dell’austerità, ma bisogna sempre ricordare che le fondamenta del progetto europeo sono nella cultura comune e nella solidarietà tra i diversi paesi: solo ripartendo da qui si potrà evitare la catastrofe che sembra sempre più imminente.