Fu l’unico a sopravvivere, nonostante la profonda ferita alla gola. L’unico a poter raccontare cosa avvenne la sera dell’11 dicembre 2006 nella villetta di Erba (Como), dove vennero uccisi sua moglie, Valeria Cherubini, la vicina Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk di soli 2 anni e la nonna del piccolo, Paola Galli. Mario Frigerio, a 73 anni, è morto a causa di una malattia incurabile nella notte tra lunedì 15 e martedì 16 settembre. Lo ha reso noto il suo avvocato Manuel Gabrielli. Lascia i figli Elena e Andrea.

Frigerio, ridotto in fin di vita, venne salvato dalla conformazione particolare della sua carotide e perché venne creduto morto dagli assassini. A due settimane da quella mattanza l’uomo venne sentito in ospedale dagli investigatori, e da qui accusò della strage di Erba Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi che misero in atto il massacro per futili screzi tra vicini di casa, e che anche grazie alla testimonianza decisiva di Frigerio vennero condannati all’ergastolo.

Il sopravvissuto ricostruì quella notte in aula, al processo in Corte d’Assise celebrato a Como, riconoscendo in Olindo Romano l’uomo che lo assalì “con uno sguardo da assassino che non dimenticherò mai”. L’orrore di quella sera risuonò nell’aula di Tribunale attraverso le sue parole: “Mi teneva giù, era a cavalcioni, sembrava avere un coltello e sentivo mia moglie gridare ‘no, no'”. Poi “mentre mi tagliava la gola mia moglie ha gridato ‘aiuto, aiuto, aiuto’. Mi sentivo bruciare, non riuscivo a muovermi e ho pensato di morire”. Per anni Frigerio è rimasto ossessionato dal ricordo di quel massacro compiuto da “quelle due bestie sanguinarie“, come definiva Olindo e Rosa. Le ferite riportate durante la strage gli avevano provocato conseguenze permanenti. Alcuni mesi fa Frigerio era stato colpito da una malattia incurabile. Era ricoverato nella casa di cura di Erba Cà Prina, dove si è spento.

A fine agosto, per gli esecutori della strage è finito il periodo di isolamento diurno in carcere, durato tre anni. I due sono stati condannati al fine pena mai in primo grado dalla Corte d’Assise di Como, il 26 novembre 2008. Verdetto confermato dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano il 20 aprile 2010, e reso definitivo dalla Cassazione. Olindo Romano si trova nel carcere milanese di Opera, mentre la moglie Rosa Bazzi in quello di Bollate. Olindo e Rosa continuano a vedersi tre volte al mese per sei ore complessive.

La sera dell’11 dicembre 2006, nella casa di via Diaz 25, vennero ammazzati a colpi di coltello e di spranga Raffaella Castagna, il figlio Youssef, la nonna del bambino Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini, mentre scampò alla morte il marito di quest’ultima, il superteste Frigerio. I coniugi Frigerio vivevano nell’appartamento al secondo piano della palazzina di via Diaz ed erano stati aggrediti perché testimoni della carneficina. L’uomo venne preso alle spalle da Olindo Romano, sulla porta dell’abitazione di Raffaella Castagna, la moglie fu inseguita per le scale e uccisa nel suo appartamento. Secondo l’accusa il movente del massacro messo in atto da Olindo e Rosa è da ricercare nei continui litigi tra le due famiglie per banali problemi tra vicini. I coniugi la stessa sera della mattanza andarono a cena in un McDonald’s di Como per costruirsi un alibi. E per dimostrarlo conservarono lo scontrino del fast food.

“Addio signor Mario, le sarò sempre riconoscente per il suo coraggio e per la sua onestà”. Giuseppe Castagna, fratello di Raffaella, si affida al suo profilo Facebook per ricordare Mario Frigerio. I funerali di Frigerio si terranno mercoledì 17 settembre a Montorfano (Como) e la salma sarà tumulata nel cimitero del paese, dove già riposa la moglie Valeria.

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