Centoventi agenti in assetto antisommossa, diverse unità a cavallo e un elicottero. Gli occhi della Spagna puntati su Tordesillas, un piccolo comune di Castiglia e León. Al centro dell’attenzione c’è stato lui, Elegido, un toro di 596 chili scelto per celebrare il più famoso e discusso torneo taurino del Paese: il Toro de la Vega. Quest’anno il toro è sopravvissuto mezz’ora in più. Centinaia di attivisti hanno incrociato le braccia in un sit-in per impedire che i 45 lancieri a piedi e a cavallo portassero a termine l’obiettivo: infilzare fino alla morte l’animale. Provenienti da Madrid, dalla Galizia e dalla Catalogna, gli animalisti hanno invaso il recinto del torneo al grido di “siamo qui per evitare un assassinio”, in mezzo agli oltre 40mila spettatori assiepati per assistere all’evento. Gli agenti della Guardia civil hanno dovuto usare la forza per spostare gli attivisti e permettere che il torneo cominciasse. E alla fine Elegido è stato ucciso, come da tradizione, non senza aver incornato quattro sostenitori della festa più contestata.
Le origini di quest’evento taurino risalgono al 1534 e il rituale è rimasto pressoché invariato: i lancieri inseguono il toro per le vie del paese – armi alla mano – fino a portarlo in aperta campagna. Lì lo circondano e lo infilzano a ripetizione fin quando l’animale, stanco e ferito, stramazza al suolo. La protesta contro il torneo del Toro de la Vega, dichiarato dal 1980 “Festa di interesse nazionale“, in realtà era già cominciata da qualche giorno, portata avanti dalle associazioni contro il maltrattamento degli animali come Pacma e Anpba in un tam tam sulla stampa nazionale e i social network. Così migliaia di persone erano scese in piazza a Madrid per chiedere l’abolizione del torneo e sottoscrivere una petizione, quest’anno sostenuta anche da molti volti noti del panorama spagnolo, come la scrittrice Rosa Montero e le attrici Emma Ozores e Beatriz Rico. Ma le tradizioni sono dure a morire. Mentre lo scorso 12 settembre un’iniziativa legislativa veniva presentata in Parlamento dal partito di Izquierda Plural, che ha definito il torneo “una vergogna”, un congresso di storici e professori riuniti a Tordesillas esaltavano “il valore etnologico” de Toro de la Vega, sollecitandone addirittura l’inclusione nel patrimonio culturale immateriale iberico protetto dall’Unesco.
Una “follia”, gridavano gli animalisti, appoggiati anche dal nuovo segretario generale del Partito socialista Pedro Sánchez: “Il Psoe ha una posizione chiara. Rispettiamo la cultura taurina. Ma dal punto di vista personale io non andrò mai a una corrida”, ha detto alla stampa iberica. I socialisti si sono spaccati a riguardo, e mentre il sindaco del Psoe di Tordesillas José Antonio González Poncela, difensore irremovibile del torneo, subiva minacce sui suoi profili social, la questione è finita sul tavolo di Bruxelles. La leader europea di Izquierda Unida Marina Albiol ha presentato un’interrogazione, ma dalla Commissione europea, proprio mentre Elegido spirava, è stata bloccata: “Le corride dei tori sono di competenza degli Stati membri. La Commissione è stata sollecitata molte volte in passato, ma decidere spetta solo allo Stato membro”, ha dichiarato un portavoce dell’Europarlamento in conferenza stampa. Albiol da Strasburgo fa sapere che non si arrende: “Faremo di tutto affinché il 2014 sia l’ultimo anno in cui un toro muore al torneo del Toro de la Vega di Tordesillas”.