Daniel Mazza è stato dieci mesi a Sidney. Poi è rientrato a Torino e ha fondato Mondo aeroporto, sito web di successo dedicato ai viaggi. "Non c'è cosa più motivante di rimettersi in gioco ogni giorno. Gli italiani? Sono pigri"
24 agosto 2014. È trascorso un anno da quando Daniel Mazza ha lasciato l’Australia per rientrare nella provincia di Torino, di nuovo a casa dei suoi genitori. “Sono tornato nel ‘Paese della crisi’, dove tutti sembrano vivere rassegnati a questa situazione senza avere la forza (o la voglia?) di reagire. In un anno mi sono rimboccato le maniche e ho pensato: se non c’è lavoro, me lo creo”. Così ha scritto su Facebook il giorno dell’anniversario del suo rientro. Così sono andate le cose. E oggi è fiero di essere il fondatore di Mondo aeroporto, il sito web che ha creato dedicato ai viaggi, notizie dai cieli, offerte di lavoro nel settore aeroportuale, con aneddoti sui viaggiatori di tutto il mondo e un blog tutto suo. E il libro omonimo uscito lo scorso febbraio, un manuale ironico su tutto quello che c’è da sapere prima, durante e dopo la prenotazione di un viaggio aereo.
“Ho venduto un migliaio di copie, sono stato al primo posto di Amazon per diverse settimane, sono stato intervistato da giornali, radio e tv nazionali, ho iniziato collaborazioni importanti – e, aggiunge – ho continuato a sognare”. Come dire: la manna non cade dal cielo, darsi da fare in prima persona è d’obbligo. “In Oceania ho vissuto l’esperienza più bella della mia vita, più bella – sottolinea – non facile”.
Daniel, 26 anni, dopo aver chiesto un anno di aspettativa all’aeroporto di Torino, dove lavora come responsabile sicurezza, nell’ottobre 2012 atterra a Sidney. Qui, nel giro di un mese, viene preso come commesso in un punto vendita di una grande marca italiana: lavora nei week end, 150 dollari al giorno per sette ore. Con i soldi che guadagna riesce a pagarsi l’affitto della stanza, che condivide con un altro ragazzo. A gennaio firma un contratto di sei mesi. Scaduto il periodo, fa un mese di vacanza e poi si mette in cerca di un altro lavoro. Ne trova tre e li incastra: al mattino cameriere in un bar, alla sera in un ristorante e nel fine settimana in un jazz club. È impegnato dalle sei del mattino alle dieci di sera e alla fine di ogni settimana mette in tasca 1200 dollari. Dopo tre mesi, molla tutto.
“Ero in ritardo con il rinnovo del visto, ma soprattutto era venuto a mancare mio nonno e mio padre aveva perso il lavoro. Non me la sentivo di lasciare soli i miei”. E fa loro una sorpresa: il giorno del compleanno di suo papà si presenta sulla porta di casa con le valigie in mano. Ma la sua testa è diversa. “In un anno – scrive nello stesso post su Facebook – sono cambiate le priorità della mia vita, progetti, ambizioni, sogni”. Ci spiega cosa intende: “Non voglio avere vincoli in Italia e, per adesso, da nessuna altra parte. Di mio ho solo la macchina, che sto pagando a rate, ma non ci metto niente a venderla. Non vivo in un appartamento da solo per lo stesso motivo”.
Daniel ha capito che non può accontentarsi di fare un lavoro, per sopravvivere, ma che deve fare qualcosa che gli piace davvero, per vivere. “Non voglio svegliarmi al mattino sperando che qualcuno cambi la mia vita al posto mio e non svenderò i miei sogni per accontentarmi a vivere nell’oblìo dell’appagatezza. Non c’è cosa più motivante di rimettersi in gioco ogni giorno di più e la valigia con tutti i miei sogni, quella, non l’ho mai disfatta”. Fine del post, fine del bilancio per non guardarsi solo indietro e continuare a essere l’artefice del suo destino. “È facile lamentarsi, piangersi addosso, noi italiani secondo me abbiamo le potenzialità, siamo intelligenti, ma spesso pigri, non ci applichiamo come dovremmo”.
L’esperienza in Australia gli ha restituito il piacere di ascoltarsi, di capire cosa vuole, cosa gli piace fare, chi è, verso dove vuole andare. Senza pregiudizi, senza avere paura delle novità e di rompere con la routine familiare. Partendo dalle piccole abitudini, apparentemente più banali. “Per esempio, là vai al supermercato vestito come ti pare, anche con il cappuccio in testa, il costume e le infradito. Così al pub, indossavo le prima cose che trovavo nell’armadio e uscivo. Nessuno bada all’apparenza. Entri al fast food o sul bus con la tavola da surf, o come cavolo ti pare e passi inosservato. È un esercizio utile per capire che la priorità nella vita non è avere belle scarpe e una bella macchina”.
Daniel continua a lavorare come responsabile sicurezza all’aeroporto di Torino. “Diciamo che quello che faccio è un hobby rispetto all’impegno quotidiano che investo sul sito web, la mia vera passione. Ci lavoro anche fino alle tre di notte senza sentirmi stanco”. Il portale ha raggiunto 80mila visite al giorno. E grazie al traffico che muove due agenzie, una che si occupa di assistere i passeggeri in caso di ritardi, un’altra statunitense che organizza vacanze studio per italiani, hanno chiesto a Daniel una collaborazione. “Quest’estate, sempre tramite il sito, ho lavorato anche per Alpitour“. Ora aspetta l’occasione giusta per cambiare lavoro. “In tanti mi contattano da quando ho aperto Mondo aeroporto. Non appena ricevo o trovo un’offerta per cui valga la pena mollare tutto, mi butto”.