Risultati molto inferiori alle attese per la prima "asta di liquidità" nell'ambito del maxi piano di finanziamenti agevolati agli istituti per rilanciare il credito. Unicredit, Intesa e Mps hanno battuto cassa per 14,7 miliardi contro 34 potenziali. La partenza in sordina potrebbe rilanciare speculazioni sul favoleggiato piano di acquisto di titoli di Stato da parte dell'Eurotower, che vede però assolutamente contrari i Paesi del Nord Europa
Parte più che in sordina il maxi finanziamento alle banche europee (Tltro) a tassi molto vantaggiosi concesso dalla Banca centrale europea attraverso aste di liquidità, con l’obiettivo di riattivare il credito all’economia reale dell’Eurozona. Il primo round, giovedì mattina, si è chiuso con l’assegnazione di soli 82,6 miliardi di prestiti quadriennali a 255 banche, contro i 400 a disposizione di 382 istituzioni ammesse alle aste. Per quanto riguarda l’Italia, che aveva diritto a un massimo di 75 miliardi, Unicredit ha fatto sapere di averne chiesti 7,75 su oltre 14 potenziali mentre Intesa Sanpaolo ne ha ottenuti 4 sui 12,5 che aveva informalmente “prenotato” e Mps è a quota 3 su 6. In pratica, Federico Ghizzoni, Carlo Messina e Fabrizio Viola non hanno sfruttato nemmeno la metà del loro plafond potenziale, pari a 34 miliardi. Non hanno chiesto nulla invece Ubi Banca, Bpm, Popolare Vicenza e Veneto Banca, che si riservano di valutare se accedere alla liquidità messa a disposizione dalla Bce all’asta di dicembre. Complessivamente, però, gli istituti italiani hanno fatto la parte del leone ricevendo oltre 23 miliardi, poco meno di un quarto del totale.
Già alla vigilia, però, era chiaro che gli istituti avrebbero “spalmato” le richieste tra questa tornata e quella si terrà l’11 dicembre, ma gli analisti scommettevano che già ora avrebbero battuto cassa per ben oltre 100 miliardi. Da un sondaggio dell’agenzia Bloomberg era risultato che il valore medio stimato ammontava a 170 miliardi, in parte sotto forma di vera e propria nuova liquidità e in parte per rifinanziare prestiti precedenti. A parte i dubbi sul fatto che il denaro prestato da Francoforte a un interesse dello 0,15% arrivi effettivamente a famiglie e imprese (l’obbligo è di restituirli dal 2016 per le banche che non aumentano i prestiti), il risultato deludente dell’asta apre la strada a nuove speculazioni sul cosiddetto“bazooka” di Mario Draghi. Cioè il piano di acquisto di titoli di Stato (noto come alleggerimento quantitativo, in inglese quantitative easing) che i mercati attendono da tempo, giudicandolo più efficace, per dare ossigeno alla ripresa, della soluzione di compromesso rappresentata dagli acquisti di titoli cartolarizzati (Abs). Peccato che i Paesi “euroforti”, Germania in primis, siano assolutamente contrari.
“La prima operazione Tltro è deludente”, ha commentato Martin van Vliet, analista di Ing, “e solleva dubbi sulla reale fattibilità dell’intenzione della Bce di aumentare il suo bilancio di circa 1 trilione di euro”. Due le possibili cause, secondo l’esperto. Innanzitutto, alcune banche dei Paesi periferici intenzionate a sostituire parte dei loro fondi Ltro a 3 anni con questi nuovi finanziamenti potrebbero aver scelto di aspettare fino alla prossima operazione di dicembre. In secondo luogo, gli istituti potrebbero aver ritardato la partecipazione fino a dopo la diffusione dei dettagli sul programma di acquisto di Abs, la pubblicazione dei risultati degli stress test e il risultato del voto sull’indipendenza della Scozia.