Linkiesta ha sospeso nelle scorse ore le pubblicazioni. E dalla mezzanotte è ufficialmente senza un direttore responsabile, dopo le dimissioni presentate da Marco Alfieri sul tavolo del consiglio di amministrazione lo scorso 17 luglio. Non è bastata, a rimettere in carreggiata il quotidiano online nato appena tre anni fa, la cura da cavallo imposta dalla ulteriore e pesante perdita registrata nel bilancio 2013: 1,5 milioni di euro a fronte di soli 191mila euro di ricavi. E non è stato sufficiente ridurre all’osso della redazione, che oggi può contare su soli quattro redattori strutturati.
Così come i clic e dunque l’appeal commerciale non sono risaliti dopo la decisione di assoldare firme blasonate. I soci de Linkiesta, a quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, stanno peraltro facendo i conti con la mancata sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale di 1 milione e 100mila euro deciso nell’assemblea di bilancio.
“Gli scenari sono vari – aveva detto l’ex direttore Alfieri alla fine giugno – o i soci mettono mano al portafoglio, o entrano soggetti terzi, o la società viene ceduta. In alternativa si va in liquidazione”. In assenza di cavalieri bianchi mai materializzatisi, per ora la liquidazione della società editoriale è stata evitata grazie all’apporto di 280mila euro da parte dei componenti del consiglio di amministrazione. Una cifra questa, che ha consentito di ricostruire il capitale e far entrare in cassa un po’ di denaro per pagare affitti, spese generali e far fronte, seppur con lievi ritardi, agli stipendi dei redattori.
Intanto la poltrona di direttore è da oggi vacante. Non hanno infatti sortito alcun effetto i tentativi condotti da alcuni componenti del cda – Fabio Coppola, Andrea Tavecchio e Marco Pescarmona – per sostituire Marco Alfieri prima che, alla scadenza dei 60 giorni di preavviso, le sue dimissioni divenissero effettive.