Il futuro del Regno Unito e dell’Europa è in mano a 170mila persone. Cioè gli indecisi nella partita tra il Sì e il No al referendum per l’Indipendenza della Scozia, che si vota oggi. Seggi aperti alle sette di stamani e fino alle 10 di stasera. I risultati arriveranno domattina, tra le 6.30 e le 7.30 dell’orario inglese (7.30- 8.30 italiane).
E’ da domandarsi se questa sia veramente democrazia. Nel nome dell’autodeterminazione di un popolo, quello scozzese, che chiede maggiore autonomia (ma che ha già ottenuto la devolution delle tasse e un proprio Parlamento) l’inetto e spocchioso Primo Ministro britannico David Cameron ha acconsentito a fare tenere questo referendum con la certezza di vincere a man bassa e disinnescare così la spinta secessionista del Partito Nazionalista Scozzese di Alex Salmond. Aveva varie possibilità, poteva cioè scegliere di aggiungere una seconda opzione sulla scheda. Oggi si vota un quesito secco, a risposta binaria: “Volete che la Scozia diventi una nazione indipendente”. Cameron, pensando di stravincere, non ha voluto mitigare la questione, aggiungendo (come era stato proposto) l’altra domanda: “Volete che la Scozia abbia maggiori poteri e maggiore autonomia?”.
Mai previsione è stata più sbagliata. I giornali inglesi di oggi dicono che passerà alla storia come il “George Bush d’Europa”. E senza dubbio Cameron è sulla buona strada per emulare il peggior presidente della storia degli Stati Uniti d’America.
Ma il il punto è un altro. E dovrà ben essere sviscerato quando le ansie del voto saranno passate, qualunque sia il risultato.
Il punto è: come è possibile che a decidere su una scelta così gravida di conseguenze siano stati chiamati solo i cittadini residenti in Scozia? Sono poco più di 4 milioni di persone, l’8 per cento della popolazione del Regno Unito e una cifra da prefisso telefonico rispetto alla totalità dell’Europa.
Ma il loro voto avrà conseguenze irreversibili sia per la Gran Bretagna che per tutta la Ue. Eppure solo loro hanno il diritto di esprimersi. Gli altri dovranno accettare passivamente la decisione. Nei sondaggi Sì e No sono così vicini (51% a 49% per gli unionisti, l’ultimissima proiezione prima dell’apertura delle urne) che il risultato è appeso al voto degli indecisi. Quei 170mila che con il loro voto potranno cambiare la storia.
Dicono che è la democrazia. A me non pare proprio.