E’ il loro grande momento, non c’è dubbio. Il telefono di Carmen Gasparini, la battagliera responsabile organizzativa di «Noi Veneto Indipendente», è sotto pressione: “Continuano ad arrivarmi adesioni per stasera, abbiamo prenotato un locale da 150 posti, ma non basterà di sicuro”, spiega al IlFattoQuotidiano.it. Gli indipendentisti veneti si sono dati appuntamento stasera in pub irlandese a Mestre per seguire i risultati del referendum scozzese. Con loro le telecamere di Sky Tg24 e di Piazza Pulita pronti a riprendere il fenomeno degli «scozzesi di casa nostra». “Comunque vada sarà un successo”, scrivono prudenti gli indipendentisti nostrani nel sottotitolo del volantino di convocazione della serata.
Alcuni esponenti come Ettore Beggiato, – un lungo cursus honorum tra le Liga Veneta e altre formazioni venetiste e storico ufficiale del movimento – sono in Scozia per seguire l’andamento del voto. Da Edimburgo dove l’abbiamo raggiunto telefonicamente, Beggiato, “patriota veneto» come si autodefinisce, rassicura: «Questo evento importantissimo viene vissuto con molta compostezza. Per noi è importante dimostrare che l’indipendenza si può ottenere con i mezzi della democrazia senza violenze”. Beggiato seguirà lo spoglio insieme ad esponenti dello Scottish National Party con cui vanta rapporti “fin dal 1986” quando militava tra le fila della Liga Veneta.
«Noi Veneto Indipendente» riunisce sette diversi movimenti e aspira a rappresentare un arcipelago storicamente sparpagliato e litigioso. L’obiettivo sono le elezioni regionali dell’anno prossimo a cui si arriverà cavalcando l’onda della richiesta del referendum. E se Edimburgo dirà addio a Londra l’onda, anche dalle parti di Roma, non potrà certo essere ignorata. La Lega si è ritrovata nelle condizioni d’inseguire queste spinte, ma non è vista con molta simpatia. Sabato a Mestre l’organizzazione ha convocato un convegno con la partecipazione di movimenti provenienti dalla Galles ai paesi Baschi, dall’Ucraina alla Russia, dalla Sardegna al Sud Tirolo e, ovviamente, dalla Scozia. Il «diritto di decidere» il titolo dell’evento.
Ed è da qualche mese che questo arcipelago indipendentista veneto inanella buone occasioni per rimanere sotto i riflettori. Prima, nel marzo di quest’anno, il plebiscito online che, grazie alla maestria comunicativa di Gianluca Busato, ha fatto parlare tutto il mondo della richiesta di indipendenza del popolo veneto che si sarebbe espresso in larga maggioranza (i dati sono stati messi in seria discussione da più osservatori) per il distacco dallo Stato italiano. Poi, il 2 aprile, l’arresto di 24 secessionisti su mandato della procura di Brescia con accuse come eversione e terrorismo. Operazione giudiziaria che non sembra aver svelato molto di più di un vecchia ruspa travestita da tanko, ma che ha creato un certo clima di simpatia e di solidarietà intorno agli indagati. E poi, a giugno, le leggi regionali per due referendum – uno per l’autonomia speciale e uno per l’indipendenza tout court – approvate dal consiglio regionale e impugnate, nell’agosto scorso, dal governo di fronte alla corte costituzionale.
L’indipendentismo ha nel Veneto radici e sensibilità antiche: una lista venetista, «Leone di san Marco», comparì nelle elezioni del 1921 con risultati significativi, 6,1% in provincia di Treviso. Ma negli ultimi anni il movimento sta mutando pelle. «Oggi più che un richiamo alle radici storiche prevalgono motivazioni economiche e politiche. Sono presenti più giovani anche di provenienze politiche diverse, anche di sinistra» racconta Patrick Riondato storico animatore di Raixe Venete, anima culturale del venetismo. A Mestre, in un pub irlandese, sotto i riflettori della tv, qualche centinaia di persone assisterà agli esiti del referendum scozzese. Sognano il ritorno della Serenissima, ma sembrano in sintonia con la storia.
di Gianni Belloni