Un’operazione condotta dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) di Lecce ha portato all’arresto di 16 persone nelle province di Brindisi, Bari e Pavia. Le accuse che motivano le ordinanze di custodia cautelare sono quelle di associazione di stampo mafioso, usura, estorsione e riciclaggio, tutte con l’aggravante di “modalità mafiose”. In manette sono finiti, tra gli altri, 3 imprenditori e un consigliere comunale di Mesagne, in provincia di Brindisi, alcuni legati alla Sacra Corona Unita. I circa 100 agenti della Dia di Lecce, Bari, Napoli, Catanzaro e Salerno hanno sequestrato beni per circa 1 milione di euro. Tra i destinatari dell’ordinanza ci sono anche il boss mesagnese, Francesco Campana, già in carcere a Pavia; un consigliere comunale di Mesagne, Teodoro Tagliente detto ‘Rino’; Luigi Devincienti, 39 anni, titolare di un’impresa operante nel settore Ambiente; i fratelli Carmine e Pierpaolo Palermo, rispettivamente di 29 e 34 anni con interessi nel settore alberghiero e Sandro Bruno, di 36 anni, con attività nel settore dei trasporti.
Le indagini dell’operazione “Fenus Unciarum“, coordinata dal pm della Dda di Lecce, Alessio Coccioli, sono partite dalla denuncia di un ex consigliere regionale di Forza Italia, Danilo Cristolla, anche lui residente a Mesagne. L’uomo aveva contratto debiti per 208 milioni di euro con le banche per finanziare la sua candidatura alle consultazioni regionali del 2005, elezioni che poi ha perso. A questo punto, il politico ha deciso di rivolgersi, attraverso Francesco Poci, intermediario anche lui finito in manette, a esponenti della Sacra Corona Unita per ottenere un prestito con tassi da usura che oscillavano tra il 600 e il 1000% su base annua. Queste percentuali hanno fatto lievitare il debito contratto con l’associazione mafiosa. A questo si sono aggiunti altri 150 milioni di euro che Cristolla aveva chiesto in prestito per finanziare la campagna elettorale del 2010. Quando la situazione è diventata insostenibile, l’ex consigliere regionale ha sporto denuncia. Le indagini che ne sono seguite hanno portato all’arresto delle 16 persone coinvolte e al sequestro di beni fino a 1 milione di euro.