Diritti

Adozioni gay: le alchimie di Lorenzin smentite da Freud (e dal buon senso)

Quando si parla del tema della tutela giuridica delle coppie dello stesso sesso il teatrino della politica rivela due tipi di personalità. 

La prima è quella che possiamo genericamente far corrispondere al sindaco di Borgosesia ed attualmente europarlamentare Gianluca Buonanno, la cui unica missione oggi sembra essere quella di prendere in giro i gay. Quando lo sento promettere di regalare ai gay, dopo averli appositamente schedati, “una banana o un’insalata di finocchio“, mi scappa un sorriso, perché solo una mente piccola può partorire una baggianata del genere. E allora me la prendo col sistema politico o, a giorni alterni, con la legge e il corpo elettorali, che ancora non sono stati in grado di disfarsi di un soggetto tanto ridicolo.

Ma quando ad esprimersi sul tema è la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, il sorriso si trasforma in stupore misto a rabbia. Non tanto per ciò che pensa, visto il partito cui appartiene, ma per quello che dice, facendo passare una sua personale convinzione per una legge scientifica. La sua, infatti, è piena e grave disinformazione, intrisa non di ironie alla Buonanno ma di bugie, che lei stessa sa benissimo essere tali. Non posso credere, infatti, che in un’istituzione mastodontica come il suo Ministero non vi sia qualcuno, pagato anche coi soldi dei contribuenti gay e lesbiche, al quale la Lorenzin avrebbe potuto ragionevolmente rivolgersi, con uno stipendio tale da permettersi lo sforzo di aprire Google e svolgere una ricerca minima in materia.

Mi riferisco, ovviamente, alla puntata di due sere fa di Porta a porta, il noto programma sempre imparziale, approfondito e mai fazioso di Bruno Vespa, intitolato “Mamma e papà non servono più?” e riguardante in parte il caso di Roma di fine agosto. Un titolo che già la diceva lunga sull’impostazione della trasmissione, che infatti ha visto non un dibattito neutrale e genuino sul tema, bensì una vera e propria carneficina mediatica dell’unica persona presente che ne sapesse qualcosa in materia: Francesca Vecchioni, che assieme alla compagna ha creato una famiglia dalla quale sono nate due splendide bambine. Tutti gli altri ospiti, Lorenzin compresa, hanno parlato di cose di cui veramente non sanno un accidente, pretendendo di trasformarle in verità assolute. Dei veri e propri alchimisti.

Secondo la Lorenzin, “tutta la letteratura psichiatrica da Freud in poi riconosce l’importanza per il bambino di avere una figura paterna e una materna per la formazione della propria personalità“.

Sono balle colossali.

Ecco cosa spiega invece l’Associazione italiana di psicologiaLe affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre non trovano riscontro nella ricerca internazionale sul rapporto fra relazioni familiari e sviluppo psico-sociale degli individui. Infatti i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psico-sociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attuano al suo interno. In altre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori — adottivi o no che siano — a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano”.

Che ministri della Repubblica continuino ad occuparsi di temi delicati come l’omogenitorialità utilizzando argomentazioni da supermercato è già grave. Ancora più grave è che queste siano davvero le uniche argomentazioni utilizzabili, e che siano proprio queste argomentazioni, di per sé prive di contenuto, a fondare una cieca opposizione al riconoscimento di diritti e situazioni giuridiche che invece andrebbero sancite per legge, proprio a tutela dei bambini.

Bambini che, senza le coppie gay che li hanno voluti, concepiti e messi al mondo, neppure esisterebbero.

E mentre nei salotti della politica si parla a vanvera, da Palermo arriva un caso di affido a una coppia gay, riconosciuto dal Tribunale dei minorenni qualche tempo fa. Una storia che è anche una realtà di famiglia affetti e di famiglia. Una realtà che supera decisamente i pregiudizi.