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Frida Kahlo e Diego Rivera, a Genova la mostra sui due artisti messicani

Dal 20 settembre a Palazzo Ducale un'esposizione che, oltre a celebrare le rispettive carriere, racconta anche la vita della coppia attraverso 130 opere e realizzati da importanti fotografi e filmati d'epoca

di Flaminio Cavalletti

Quello che l’arte ha unito e la vita ha separato è sempre stato ricomposto dall’amore. La storia di Frida Kahlo e Diego Rivera è stata questo: arte e amore, matrimoni e tradimenti, viaggi e separazioni, quadri e murales. La mostra “Frida Kahlo e Diego Rivera” – al Palazzo Ducale di Genova dal 20 settembre all’8 febbraio 2015 – ricostruisce proprio la vita e le opere di questi due artisti messicani che hanno segnato l’arte del XX secolo. Per la prima volta in Italia vengono esposte al pubblico più di 130 opere di entrambi, così diversi eppure così profondamente legati. Tanto da sposarsi, divorziare e poi sposarsi di nuovo, nonostante le relazioni parallele avute da entrambi e i continui tradimenti di Rivera. 

L’esposizione, oltre a celebrare le rispettive carriere, racconta anche la vita della coppia e lo fa attraverso oltre 80 scatti realizzati da importanti fotografi, cui si aggiungono alcuni filmati d’epoca che riprendono Kahlo e Rivera e Diego in momenti istituzionali o intimi, oppure con pennello e tavolozza di fronte a una tela. Il percorso della mostra si snoda per 12 sale e nell’ultima è raccolta una selezione dei celebri abiti tradizionali indossati da Frida Kahlo, ancora oggi fonte di ispirazione di numerosi stilisti. I due non potrebbero essere artisticamente più diversi e anche le loro vite hanno seguito parabole differenti. Quando si sono conosciuti, grazie alla fotografa italiana Tina Modotti, Rivera era già un artista affermato e al momento del loro primo matrimonio, nel 1929, aveva 42 anni, mentre Frida era di 20 anni più giovane. Diego aveva alle spalle sette anni di Accademia e 14 di perfezionamento in Europa, mentre la sua giovane compagna era autodidatta. Aveva approfondito la passione per la pittura dopo un grave incidente con un tram che l’ha costretta a sottoporsi a 30 operazioni.

Rivera all’inizio degli anni Trenta ottenne la sua prima personale al MoMa e da anni realizzava enormi murales in Messico e Stati Uniti su commissione. Frida dovette aspettare nove anni dal matrimonio prima di avere il riconoscimento di una prima personale a New York City. Eppure con gli anni, grazie agli autoritratti e alla pittura come forma di sopravvivenza in una vita segnata dalla malattia e dalla sofferenza fisica, la fama di lei ha superato quella di lui e oggi – anche per la vita anticonformista e gli amori bisessuali – Frida Kahlo è considerata anche un simbolo dell’emancipazione femminile, un mito alimentato dal suo aspetto fisico: il lungo sopracciglio, i baffi e gli abiti precolombiani. La mostra, che comprende anche il taccuino italiano di Diego Rivera (usato dall’artista in un viaggio nel nostro Paese), mai esposto prima, è stata curata da Helga Prignitz Poda, massima esperta mondiale della coppia e si è avvalsa della collaborazione della pronipote di Frida, Cristina Kahlo, e del nipote di Diego, Juan Coronel Rivera, con l’obiettivo di dare al racconto della loro vita un taglio più intimo e familiare.

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