Confronto fiacco a colpi di fioretto e fair play, con un “applausometro” che inaspettatamente premia Roberto Balzani. Il primo, e probabilmente ultimo, confronto pubblico tra i candidati alle primarie del centrosinistra dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini e Roberto Balzani, finisce in sostanziale parità, tra qualche sbadiglio, ricette per uscire dalla crisi e una citazione da Karl Marx.
Al Parco Nord di Bologna ci sono circa 500 spettatori. Entrambi renziani, sia Bonaccini che Balzani dovrebbero giocare in casa, ma l’entusiasmo non si accende nemmeno sui temi più sensibili degli ultimi giorni sui giornali come i diritti civili o la spesa pubblica dei partiti che tanto hanno fatto tribolare i democratici proprio nel palazzo della Regione Emilia Romagna: Bonaccini è indagato così come lo è Matteo Richetti che però si è ritirato dalla corsa. “Mi batterò sulla questione morale e la trasparenza delle spese dei partiti – risponde Balzani – se vinco le primarie e divento presidente della Regione con una legge ad hoc eliminerò tutte le spese discrezionali su cui possono sussistere dubbi. E’ sbagliato pagare con soldi pubblici la classe politica in maniera surrettizia”. “Da consiglieri regionali del Pd – replica Bonaccini – avevamo fatto già di più due anni fa cancellandoci il vitalizio. A livello nazionale con l’Ulivo abbiamo commesso un grosso errore non eliminando in modo deciso i privilegi della politica. Vivere con 20mila euro al mese di stipendio per un politico è indegno”.
Sui temi di stretta attualità come la trascrizione delle nozze gay contratte all’estero sul registro comunale di Bologna i due candidati interpretano in modo diverso la scelta del sindaco di Bologna Virginio Merola che è arrivato al muro contro muro con curia e prefetto: “Io sono d’accordo con la forzatura – spiega Bonaccini – ci devono essere diritti uguali per tutte le coppie, dobbiamo aprire un dibattito sui matrimoni tra omosessuali in questa società bigotta”. “Sono laico e di concezione libertaria per le relazioni tra individui dello stesso sesso – afferma Balzani – ma non comprendo il conflitto tra poteri dello stato. Capisco il valore simbolico della scelta di Merola, ma i temi etici sono cose serie e con questi non si fa propaganda”.
Sulla trasformazione in atto da parte del governo dell’articolo 18, invece, il giudizio positivo, con alcune sfumature formali, è identico per entrambi, mentre le distanze sembrano più evidenti sui temi delle grandi infrastrutture come il Passante Nord e la Cispadana: Bonaccini taglia corto e dice che “vanno fatte”, Balzani opta per una idea “di valutazione della sostenibilità, ponderando costi e benefici perché sono opere nate in tempi remoti e oggi manca il denaro pubblico per farle”. E’ invece sulla visione progettuale e storica della regione che emerge maggiormente la differenza tra la “continuità” di Bonaccini (“Il nostro modello è ancora invidiato e se vinco grazie alle modifiche del governo daremo risposta a tutte le richieste per gli asili nido”) e la “discontinuità” di Balzani: “Il modello economico e sociale dell’Emilia Romagna di 40 anni fa non esiste più, basta soldi nel ‘mattone’ con case che valgono il 30% in meno e tasse al 100% in più, dobbiamo puntare in intelligenze e innovazione. Come insegna Marx ci si nutre di economia e società lette nel momento, o ci si basa su visione aleatorie e si finisce per essere autoreferenziali”. L’ultima battuta è però per il Movimento 5 Stelle, quando il moderatore della serata chiede come i candidati si immaginano i propri elettori: “Come quelli che sono andati a votare alle primarie vinte da Renzi”, conclude Balzani; “Come chi è consapevole che essere scelti da migliaia di voti alle primarie è diverso dalle 266 preferenze online del candidato grillino, a cui peraltro ho fatto gli auguri. In quanti voteranno alle primarie Pd? Non sono il mago Otelma”.