Vincenzo Fornaro aveva subito l'abbattimento delle sue pecore perché contaminate con la sostanza chimica attribuita alle emissioni dell'impianto siderurgico. In questi giorni la prima campionatura delle piante per creare una filiera e purificare il terreno
Dai fumi dell’Ilva alla raccolta della canapa (guarda il video). È il giorno in cui Vincenzo Fornaro tira le somme: l’ex allevatore pugliese che subì l’abbattimento di centinaia di pecore perché contaminate dalla diossina attribuita alle emissioni dell’Ilva. E dopo sei mesi dalla semina è il momento del primo campionamento delle piante.
Fornaro aveva oltre duemila capi di bestiame e nel 2008 era stato costretto ad abbattere gran parte del gregge a causa delle contaminazioni. Non si è perso d’animo e ha destinato tre ettari di terreno alla coltura della canapa tramite un processo definito “fitodegradazione” che permette ad alcune piante erbacee di assorbire agenti inquinanti dal terreno. Con questa iniziativa, che beneficia delle risorse regionali ottenute con il bando “Principi attivi“, si potrà valutare, dopo le analisi, la creazione di una filiera della canapa in grado di migliorare la fertilità del suolo. L’obiettivo è quello di trasformare la canapa in 25 mila prodotti sostenibili e bonificare contestualmente il territorio agricolo circostante il siderurgico e le fabbriche inquinanti.
Numerosi i messaggi sui social network nei confronti dell’ex allevatore, definito “un guerriero coraggioso” che lotta per ”la rinascita di Taranto”. Il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, ricorda che “grazie anche alla sua denuncia la Procura di Taranto ha avviato l’inchiesta che ha preso il nome di Ambiente Svenduto che ha portato all’arresto di dirigenti Ilva, di Emilio e Fabio Riva (ancora oggi in attesa di estradizione) e alla richiesta di rinvio a giudizio per presidente di Regione, della Provincia e del sindaco di Taranto“. Conclude Bonelli: “Oggi è il grande giorno, il giorno del raccolto… Forza Vincenzo. Taranto libera dalla diossina e dai veleni”.