"I contratti qui portano sfortuna", aveva detto il 13 marzo il premier a Porta a Porta impegnandosi a saldare entro "san Matteo" quanto i soggetti pubblici devono alle aziende. "Se lo facciamo, lei poi va in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario". Altrimenti? "So dove mi mandano gli italiani...". Ma la Cgia di Mestre calcola che mancano ancora 35 miliardi
Siglare un impegno sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione? “I contratti qui portano sfortuna”, aveva detto il 13 marzo scorso l’allora neo-premier Matteo Renzi nel salotto di Bruno Vespa a Porta a Porta . “Ma i governi durano cinque anni”, aveva obiettato il conduttore. “Lasci stare. Se rispondo che il problema è come si dura, poi Crozza ci fa un film sopra”, era stata la risposta di Renzi che si è quindi lanciato in un’azzardata scommessa impegnandosi a saldare i debiti dello Stato verso le imprese entro l’ultimo giorno d’estate, san Matteo: “Se lo facciamo, lei poi va in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario”, aveva chiosato spiegando di non poter fare prima perché c’è “un ddl non un decreto. Ma entro il 21 settembre li paghiamo tutti”. Altrimenti? “So dove mi mandano gli italiani…”, aveva detto consapevole che, invece del viaggio al Santuario, gli sarebbe toccato un epiteto pesante: “Buffone”.
Fatto sta che il 21 settembre è alle porte, ma del saldo dei debiti della pubblica amministrazione non c’è traccia. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre, per esempio, lo Stato deve ancora alle imprese circa 35 miliardi di euro. “Purtroppo, la promessa non è stata mantenuta”, rilevano gli artigiani veneti sottolineando che i dati forniti dal ministero dell’Economia indicano che nel biennio 2013-2014 sono stati messi a disposizione 56,8 miliardi di euro: entro il 21 luglio 2014 (ultimo aggiornamento disponibile) ne sono stati pagati 26,1. “In buona sostanza – afferma la Cgia -, l’incidenza dei pagamenti effettuati sul totale delle risorse stanziate si ferma al 46 per cento. Per estinguere completamente le risorse a disposizione le aziende devono ricevere ancora 30,7 miliardi di euro”.
“Stando alle dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dal ministro Pier Carlo Padoan – continua la Cgia -, dopo il 21 luglio sarebbero stati pagati altri 5/6 miliardi di euro. Pertanto, la cifra totale erogata sino ad oggi dovrebbe attestarsi attorno ai 31/32 miliardi di euro, pari al 56 per cento circa del totale stanziato. In termini assoluti alle imprese rimarrebbero da saldare altri 24/25 miliardi di euro. Al di là del mancato pagamento di tutte le risorse messe a disposizione, rimane una questione da chiarire: a quanto ammonta lo stock di debito accumulato dalla Pa nei confronti delle imprese? Purtroppo, attualmente non si dispone di dati ufficiali. Chi ha cercato di stimarne l’importo è la Banca d’Italia. Secondo i dati riportati nella Relazione annuale 2013, presentata a Roma il 30 maggio scorso, alla fine del 2013 i debiti commerciali della Pa ammonterebbero a poco più di 75 miliardi”. Una cifra, secondo gli artigiani mestrini, molto sottostimata. “Se dallo stock dimensionato dalla Banca d’Italia – spiega l’ente – togliamo 8,4 miliardi di euro che sono stati ceduti a intermediari finanziari con la clausola del pro soluto, lo stock di debito nei confronti delle imprese ammonterebbe a poco più di 66,5 miliardi di euro”.
“Se sino ad oggi dovrebbero essere stati pagati circa 31/32 miliardi di euro – commenta il segretario dell’associazione, Giuseppe Bortolussi – per azzerare complessivamente il debito la Pa deve ancora alle imprese 35 miliardi di euro circa”. Una cifra imponente che nel frattempo potrebbe aumentare ulteriormente a seguito del perdurare dei ritardi con cui la nostra Pa continua a pagare i fornitori. “Nonostante gli sforzi fatti dagli ultimi esecutivi siano stati encomiabili, lo Stato italiano rimane il peggiore pagatore d’Europa. Sebbene la Direttiva europea 2011/7/Ue imponga alle Pa di pagare le forniture commerciali entro 30 giorni – conclude Bortolussi – tranne alcune eccezioni riguardanti principalmente i servizi sanitari, per i quali il limite è di 60 giorni, nel 2014, secondo Intrum Justitia, la media in Italia è di 165 giorni. Se in questo ambito anche le Pubbliche amministrazioni di Grecia, Cipro, Serbia e Bosnia sono più efficienti della nostra, vuol dire che il lavoro da fare è ancora molto”.