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Articolo 18, Delrio ammette: “Le risorse per sussidio universale non ci sono”

A poco varrebbe la compensazione con la cifra risparmiata grazie alla cancellazione degli attuali ammortizzatori sociali che costano allo Stato una dozzina di miliardi l'anno. E il rischio è che si crei una nuova categoria di esclusi sulla falsariga degli esodati
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Le coperture per coprire l’abolizione dell’articolo 18 con un sussidio universale? Non ci sono. A confermare il sospetto, mentre il dibattito si fa sempre più infuocato, è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. A riferirlo il quotidiano Libero, secondo il quale venerdì 19 l’ex sindaco di Reggio Emilia, incalzato da Guido Crosetto avrebbe ammesso candidamente che i soldi per offrire una copertura universale per i senza lavoro non ci sono. “Lo so bene. Infatti non abbiamo presentato relazione tecnica per finanziarla. Decideremo di volta in volta coi decreti legislativi“, ha detto. E a Crosetto che gli obiettava come questa strategia oggi non sia più praticabile a causa dell’introduzione in Costituzione del pareggio di bilancio, ha replicato che: “Non abbiamo altra strada”. Ma così, conclude Libero, il Jobs Act rischia di essere bloccato per incostituzionalità

Anche perché le somme in gioco non sono certo bruscolini. Tanto più che, come ricordava nei giorni scorsi Repubblica, la disoccupazione reale in Italia è molto più alta di quanto non dicano le statistiche ufficiali che, per altro, non includono i cassintegrati, in quanto formalmente ancora occupati. Mentre il grosso dei senza lavoro, non avendo diritto ad alcun sussidio al contrario di quanto avviene in altri Paesi Ue come la Spagna, spesso non si iscrive neanche nelle liste degli uffici di collocamento. “La popolazione attiva in Italia è pari o persino minore rispetto a Paesi con tassi di disoccupazione doppia o più. Il sistema produce più esclusi di quanto non raccontino i numeri ufficiali”, concludeva il quotidiano del gruppo Espresso dopo aver incrociato i dati Istat con quelli Ocse sulla popolazione attiva in proporzione al totale dei residenti.

Difficile, quindi, fare un calcolo realistico di quanto verrebbe a costare la mossa al governo Renzi che all’epoca del governo Monti, l’allora ministro Elsa Fornero stimava in una trentina di miliardi di euro. E a poco varrebbe la compensazione con la cifra risparmiata grazie alla cancellazione degli attuali ammortizzatori sociali che costano allo Stato una dozzina di miliardi l’anno. Il rischio semmai è che si crei una nuova categoria di esclusi sulla falsariga degli esodati forneriani che, in questo caso, rischiano di rimanere senza lavoro, senza cig e senza disoccupazione. E, quindi, appesi a decreti di copertura da emanare di volta in volta.

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