Quando la corruzione è frutto di un caso isolato, una necessità, un’irrefrenabile sete di potere o di denaro, essa è deprecabile, ma non è un problema. Basta individuare quanto accaduto, isolarlo e cercare di fare il possibile per impedire che si ripeta. Ovviamente mettere in moto questo processo è molto più difficile che delinearlo sulla carta ma, in ogni caso, non possiamo dire di trovarci di fronte ad una grande minaccia per la società.
Il problema vero comincia quando la corruzione diventa sistemica, quando lo scambio di favori, di cariche e di potere diventa il collante, il lubrificante che fluidifica l’intera macchina statale. I cittadini italiani, nei primi anni ’90 hanno avuto l’impressione di trovarsi di fronte ad una serie di scandali che rendevano l’Italia tremendamente simile al “paese dei corrotti” immaginato da Calvino.
I cittadini sammarinesi, oggi, stanno probabilmente provando le stesse sensazioni. A partire dallo scorso febbraio, infatti, una serie di personalità politiche di rilievo nella politica del piccolo Stato sono stati chiamati a comparire davanti al giudice in quanto indagati all’interno dell’operazione Conto Mazzini (che ha preso avvio dalle vicende legate ad un libretto al portatore anonimo intestato al patriota italiano). Il prosieguo delle indagini ha portato poi all’arresto di alcuni degli indagati tra cui l’ex Segretario di stato, e consigliere (l’equivalente sammarinese del nostro parlamentare) della Democrazia Cristiana, Claudio Podeschi e, più di recente, di un altro ex Segretario di Stato ed ex consigliere del Partito dei Socialisti e dei Democratici, Fiorenzo Stolfi. I due sono stati tra i maggiori protagonisti della politica del Titano durante gli ultimi trent’anni.
Il sistema che emerge da queste indagini è desolante. Riciclaggio, acquisizione di attività economiche, condizionamento delle istituzioni e dell’autorità di vigilanza bancaria, condizionamento della libertà di voto. Il tutto condito da una serie di nomine grottesche come quella del greco Kallakis chiamato a rappresentare l’antica Repubblica in Brunei, la nomina di Sarkissian a ministro dell’ambasciata di San Marino nella Federazione Russa (per cui, come fatto notare prontamente da Mosca, sarebbe stato preventivamente necessario aprire un’ambasciata nel paese), quella di Horace Ngan, risultato privo di recapiti, o quella di Restis all’ambasciata il quale, dopo aver “dimenticato” di menzionare le proprie attività economiche personali all’interno di quel paese, si accreditò dichiarando che “i polacchi amano viaggiare e promuoveremo San Marino come destinazione”.
Al termine del racconto di Calvino un’insospettabile classe di individui conquista piano piano il proprio spazio, è quella della “controsocietà degli onesti” coloro che “non per qualche speciale ragione […] erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso. Insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone”. In Italia, da oltre vent’anni, siamo alla ricerca di questa controsocietà. Da domani anche i cittadini sammarinesi potranno aiutarci in questo compito.