Dopo settimane di verifiche per le denunce di brogli elettorali, i due contendenti hanno firmato un accordo per la creazione di un governo di unità nazionale. Lo sconfitto al ballottaggio Abdullah potrà nominare un "chief executive" che avrà poteri analoghi a quelli di primo ministro
L’Afghanistan esce da mesi di stallo politico e nomina l’ex ministro delle Finanze Ashraf Ghani Ahmadzai successore dell’uscente Hamid Karzai. Si chiudono settimane di aspre polemiche, in Afghanistan, dove a tre mesi dal ballottaggio presidenziale il Paese era in stallo e rimaneva senza presidente. A bloccare il processo politico, sono state le denunce di brogli elettorali. Ma ora, dopo un lungo processo di verifica, i due contendenti alla presidenza hanno firmato un accordo per la creazione di un governo di unità nazionale. In base all’intesa Ghani diverrà il nuovo presidente, mentre il rivale Abdullah Abdullah potrà nominare un “chief executive”, ovvero una figura creata ad hoc con poteri analoghi a quelli di un primo ministro. Lo ha comunicato la Commissione elettorale indipendente (Iec).
Ghani, che a giugno ha sconfitto l’ex ministro degli Esteri Abdullah con oltre 750mila voti di vantaggio, succede quindi ad Karzai nel primo trasferimento democratico dei poteri presidenziali della storia afghana. L’ex ministro delle Finanze, che ha sconfitto il collega degli Esteri nel ballottaggio presidenziale con il 56,44% delle preferenze, non era stato riconosciuto dallo sfidante Abdullah (43,56%), che aveva accusato le elezioni di brogli. Entrambi gli schieramenti, quindi, hanno chiesto la mediazione dell’Onu per fare una nuova verifica dei voti in migliaia di seggi. Ora, conclusi i controlli e dopo l’intesa dei due contendenti, a oltre tre mesi dal ballottaggio la Commissione elettorale ha dichiarato il nome del nuovo presidente del Paese. I colloqui per giungere all’intesa, che si sono protratti per settimane, si sono tenuti con la mediazione telefonica del segretario di Stato Usa, John Kerry.
Un’intesa politica, quella raggiunta tra i due rivali, accolta positivamente dal segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, che ora chiede venga firmato il testo dell’accordo che consentirà alle truppe dell’Alleanza di rimanere nel Paese nel ruolo di addestramento anche dopo il 2014. “Attendo che gli accordi per la sicurezza con Stati Uniti e Nato vengano conclusi il prima possibile, come entrambi i candidati si sono impegnati a fare in un messaggio congiunto al vertice Nato in Galles”, ha detto Rasmussen. L’accordo, ha aggiunto, “è la chiave per la stabilità dell’Afghanistan e il continuo sostegno della comunità internazionale”.
Commenti favorevoli anche da parte del Segretario di Stato americano. “I due candidati hanno mostrato di avere realmente una levatura da statisti – ha detto Kerry – e hanno assicurato che la prima transizione democratica nella storia del loro Paese cominci con un progetto di unità nazionale”. In un comunicato diffuso pochi minuti dopo l’annuncio dell’accordo Kerry, che ha svolto le funzioni di mediatore nella crisi scatenata dalla ribellione di Abdullah contro la Commissione elettorale indipendente, ha sostenuto che “l’inaugurazione della nuova presidenza, la designazione del coordinatore del governo afghano e la firma di un accordo bilaterale per la sicurezza, insieme ad un altro con la Nato, apriranno un nuovo capitolo nella partnership americana con l’Afghanistan”, ha concluso il segretario americano.
Le elezioni presidenziali afghane erano state molto violente, tanto che il 14 giugno – il giorno in cui i cittadini sono stati chiamati alle urne per il ballottaggio – sono stati sferrati 150 attentati con bombe a razzi, che hanno causato almeno 106 morti. I talebani afghani, inoltre, hanno amputato le dita di almeno undici elettori nella provincia occidentale di Herat per aver sfidato il divieto da loro imposto di recarsi alle urne.