Nuovo scontro sul Jobs act nel Partito democratico. L'ex leader Pd: "Con la mia storia non si può dire che sia conservatore. Spero anch'io di essere considerato dal premier come l'ex Cavaliere"
“Con la mia storia non posso essere accusato di essere conservatore”. L’ex leader del Partito democratico Pier Luigi Bersani risponde alle accuse del presidente del Consiglio Matteo Renzi in un’intervista al Tg1. “Vecchia guardia posso accettarlo ma più vecchia guardia di Silvio Berlusconi e Denis Verdini chi c’è? Vedo che loro sono trattati con educazione e rispetto, spero che prima o poi capiti anche a me”.
Lo scontro dentro il partito va avanti da alcuni giorni sul Jobs act e gli interventi previsti in tema di lavoro da Renzi. Parte della minoranza dem potrebbe opporsi al voto una volta che il disegno di legge delega arriverà in Aula. Bersani nega l’ostruzionismo e chiede invece un confronto: “Io non ragiono così ora ci riuniamo per trovare una convergenza e intesa. L’equilibrio tra capitale e lavoro e clou del riformismo. Di positivo ci sono le intenzioni che si dichiarano. Ma quello che non va è che c’è una norma molto vaga che si presta a varie interpretazioni. In tutta Europa esiste il diritto al reintegro: quindi semplifichiamo, ma il reintegro resta”.
Intanto gli esponenti della minoranza Pd hanno intenzione di dimostrare presto che fanno sul serio. Sul lavoro si gioca, sono convinti, l’identità di sinistra del Partito democratico. Perciò sono pronti a dare battaglia fino in fondo per correggere il Jobs act: la delega del governo così com’è non è votabile, spiegano. Secondo gli esponenti dell’area riformista non ci sarà bisogno dello scontro in aula, convinti che i loro emendamenti saranno almeno in parte accolti. Le tensioni restano però alte all’interno, tanto che Pippo Civati dice che il comportamento del premier mette “a rischio la tenuta del Pd”.
ricordo a @pbersani che in tutta Europa reintegro o non c’è o si può convertire in indennizzo.
— Maurizio Sacconi (@MaurizioSacconi) September 21, 2014