A cinque anni dalla laurea, il tasso di disoccupazione degli studenti Erasmus è inferiore del 23%, chi studia o si forma all’estero ha maggiori speranze di trovare lavoro. E dal 1987, data in cui è partito il programma, sarebbero nati un milione di bambini figli da chi si è conosciuto mentre partecipava allo scambio. È quanto emerge da uno studio presentato dalla commissaria europea all’Istruzione e la Cultura Androulla Vassiliou condotto su 34 Paesi.
La ricerca, la più corposa mai realizzata su questo programma, ha analizzato l’impatto dell’Erasmus in relazione alle prospettive occupazionali per gli universitari che vi hanno aderito. Hanno risposto ai questionari 80mila persone tra ex studenti e datori di lavoro.
Non è solo il lavoro ad essere un catalizzatore per gli spostamenti, stando alla ricerca, sarebbe un vantaggio anche per le famiglie: circa il 33% degli ex studenti Erasmus ha un partner fisso di un’altra nazionalità e addirittura il 27%, cioè più di uno studente su quattro, ha incontrato il proprio compagno durante il suo soggiorno di studio all’estero. In base a questi dati, la Commissione stima che dal 1987 a oggi siano nati circa un milione di bambini figli di “coppie Erasmus”.
L’Erasmus è partito nel 1987 e fino al 2013 sono stati più di tre milioni gli studenti che sono partiti per un periodo di studio in un’Università all’estero. Lo scambio parte da un minimo di 3 mesi a un massimo di un anno.
E dire che nelle stesse sedi europee, l’Erasmus è costantemente minacciato dai continui rischi di tagli del budget. “In un contesto europeo segnato da livelli inaccettabili di disoccupazione giovanile – sottolinea Vassiliou – i risultati di questo studio circa l’impatto di Erasmus sono estremamente significativi”. Cifre alla mano, il 40% di chi ha vissuto questa esperienza si è trasferito in un altro Paese dopo la laurea, quasi il doppio di quel 23% che invece non ha seguito questo programma. Infine, il 93% dei ragazzi Erasmus non fa fatica a immaginare di vivere in futuro all’estero, 20% in più rispetto a chi non ha mai studiato fuori.
L’esperienza in altre università è giudicata in modo positivo anche dai datori di lavoro: il 64% ritiene che l’Erasmus sia una qualità in più che aumenta la possibilità di essere assunti. Seguire i corsi universitari all’estero è ritenuto uno stimolo per la curiosità, per aumentare la sicurezza di sé e la capacità di risolvere problemi.